I dati forniti da Unioncamere in collaborazione con Anpal
Lavoro, domanda e offerta non riescono a incrociarsi: mancano i candidati. E i corsi di formazione sono una risorsa o un business?
I dati lo certificano: mancano operai specializzati, conduttori di impianti e le professioni tecniche. A livello territoriale le imprese delle regioni del Nord Est sono quelle più in difficoltà, con il 53,4% del personale ricercato difficile da trovare. E il nodo da sciogliere è quello della formazione adeguata.
Con la fine dell’estate riparte la ricerca di lavoratori, ma per quasi metà delle posizioni aperte non si trovano. Le assunzioni programmate per settembre sono 531 mila, l’1,3% in più rispetto allo scorso, ma per quasi la metà, precisamente per il 48% dei profili aperti dalle imprese, non si trovano candidati. A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal, l’agenzia governativa che deve occuparsi delle politiche attive del lavoro. E che non riesce a incrociare domanda e offerta. Sia per mancanza di candidati (31,7%), che per preparazione inadeguata (12%).
Per l’intero trimestre settembre-novembre 2023 le assunzioni previste superano di poco 1,4 milioni, in aumento dell’1,9% rispetto all’analogo periodo del 2022. Il lavoro quindi c’è, mancano i candidati. E i corsi di formazione per adeguarli alla domanda non sono sufficienti. Mancano operai specializzati, conduttori di impianti e le professioni tecniche. A livello territoriale le imprese delle regioni del Nord Est sono quelle più in difficoltà, con il 53,4% del personale ricercato difficile da trovare, una quota ben superiore a quella registrata nel Sud e Isole (43,5%) e nel Centro (45,9%), mentre il valore nel Nord Ovest (47,4%) si mantiene vicino alla media. Per rispondere alle esigenze delle imprese, sale il ricorso alla manodopera straniera che passa dalle 95mila assunzioni dello scorso anno, pari al 18,2% del totale, alle attuali 108mila, pari al 20,4%. Guardando alle caratteristiche delle posizioni aperte, il tempo determinato si conferma la forma contrattuale più proposta con 284mila posti, pari al 53,4% del totale. I contratti a tempo indeterminato sono meno di uno su cinque (108 mila) e gli altri si dividono tra contratti di somministrazione, di apprendistato, di collaborazione e altri contratti. Tra i settori risulta in crescita la domanda per servizi alle persone e logistica, mentre aumenta l’incertezza per commercio e turismo.
Sono le grandi imprese (con oltre 250 dipendenti) e le piccole imprese (10-49 dipendenti) a coprire completamente l’incremento complessivo rispetto al 2022 delle assunzioni programmate (rispettivamente, con +4,4 mila e +4,3 mila nel mese e +11 mila e +12 mila nel trimestre); mentre le imprese di minore dimensione (1-9 dipendenti) prevedono per settembre un calo delle assunzioni (-3 mila). Il comparto manifatturiero nel complesso programma 99 mila entrate a settembre 2023 (dato analogo rispetto a 12 mesi fa) e 275 mila entrate nel trimestre (-0,2 per cento). Tra i principali settori manifatturieri si segnalano le previsioni della meccatronica con 25 mila contratti a settembre e 69,5 mila nel trimestre e dalla metallurgia (20 mila e 55 mila, rispettivamente). Più distanziate le industrie alimentari (13 mila e quasi 40 mila) e quelle della moda (11 mila e 33 mila).
I gruppi professionali con mismatch più elevato sono gli operai specializzati (64,2 per cento la quota di entrate difficili da reperire), i conduttori di impianti fissi e mobili (53,2 per cento) e le professioni tecniche (49,5 per cento). In particolare, le figure più difficili da trovare sono gli attrezzisti, operai e artigiani del trattamento del legno (74,1 per cento e un picco dell’87,7 per cento nel Nord Ovest), gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (73,6 per cento, con un massimo nel Nord Est dell’80,9 per cento), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse e mobili (73,1 per cento, al 76,7 per cento nel Nord Ovest) e i fabbri ferrai costruttori di utensili (72 per cento, ma fino all’81,5 per cento nel Centro). Difficili da reperire anche i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (67,5 per cento, che raggiunge il 74,5 per cento nelle regioni centrali), i tecnici in campo ingegneristico (64,2 per cento, con un massimo di 66,5 per cento nel Nord Est), i tecnici della salute (58,9 per cento, al 65,6 per cento nel Centro) e i tecnici della distribuzione commerciale (58,8 per cento, con una punta del 68,3 per cento nel Nord Est).
Dal primo settembre è attivo il nuovo Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativo (Siisl). Ad oggi sono 24 mila le domande acquisite tramite il portale dell’Inps. Possono chiedere il Supporto per la formazione e il lavoro gli ex percettori del Reddito di cittadinanza fra i 18 e i 59 anni, privi di una condizione di fragilità: presenza di figli minori, persone con disabilità e over 60 nel nucleo familiare. Vedremo quanti di questi effettivamente riusciranno a rispondere alla domanda di lavoro, o se invece i corsi di formazione si riveleranno un altro business pagato con le tasse di chi lavora.
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