Il 10 febbraio si commemora in Italia “il Giorno del Ricordo”, ovvero delle vittime delle foibe: migliaia di civili e soldati torturati, assassinati e gettati nelle depressioni carsiche compiuti in larga parte dai partigiani jugoslavi, sul finire della Seconda guerra mondiale, tra i territori al confine tra Italia e Jugoslavia – Istria, Dalmazia e Venezia Giulia. La ricorrenza è ogni anno protagonista di una diatriba strumentale tra destra e sinistra: quest’anno a dare l’assist per la polemica è stato il ministero dell’Istruzione.

Una circolare destinata alle scuole, in memoria delle vittime delle Foibe, a firma del capo dipartimento Stefano Versari, già presidente nazionale dell’associazione genitori delle scuole cattoliche, recita: “Il Giorno del ricordo e la conoscenza di quanto accaduto possono aiutare a comprendere che, in quel caso, la ‘categoria’ umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella italiana. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla ‘categoria’ degli ebrei. Con una atroce volontà di annientamento, mai sperimentata prima nella storia dell’umanità. Pochi decenni prima ancora era toccato alla ‘categoria” degli Armeni‘”.

Proprio questo il punto sul quale si torna ogni anno: l’equiparazione tra la Shoah e le foibe, tra i sei milioni di ebrei eliminati in maniera scientifica, tramite la Soluzione Finale del Terzo Reich, l’antisemitismo come sistema di genocidio e perpetrato con i Paesi alleati – come l’Italia – e tramite leggi razziali; e la tragica e orribile caccia all’uomo nella Yugoslavia nelle mani del Movimento di Liberazione, a guerra ancora in corso e dell’immediato Dopoguerra, diretta conseguenza dell’occupazione e del conflitto mondiale. Non è stato mai quantificato con precisione – impossibile – il numero delle vittime delle foibe. Due stragi differenti, messe sullo stesso piano.

Fratelli d’Italia ha esultato alla circolare: “Finalmente è stata emanata la circolare per il Giorno del Ricordo da parte del Ministero dell’Istruzione. In merito alle iniziative che saranno promosse nelle scuole. Viene dato seguito alla risoluzione, a prima firma Frassinetti, approvata dalla VII commissione in maniera unitaria”, hanno dichiarato in un comunicato i parlamentari Federico Mollicone e Paola Frassinetti. I due hanno esortato ad attività e iniziative per tutto il mese al fine di celebrare la ricorrenza ed escludere “qualsiasi forma di negazionismo e revisionismo”.

Di tutt’altro avviso l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI). “Chiediamo urgenti lumi al ministro dell’Istruzione su questa comparazione che consideriamo storicamente aberrante e inaccettabile”, ha detto il presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo. “La Shoah ha una sua unicità per il coinvolgimento della popolazione tedesca nel suo complesso. Fu uno sterminio pianificato su una popolazione inerme e senza colpa, così la si banalizza accostandola ad altri fenomeni pur tragici, prodotti della guerra scatenata dai nazifascisti, ma per mille ragioni non paragonabili”, il commento di Roberto Cenati dell’Anpi milanese.

Sulla circolare alla fine è dovuto intervenire il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: “Ogni dramma ha la sua specificità, e non va confrontato con altri, con il rischio di generare altro dolore”, ha rettificato Bianchi in un comunicato ufficiale dopo aver telefonato alla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, e al Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, Gianfranco Pagliarulo.

Che cosa sono le Foibe

Le vittime della persecuzione nei Balcani non furono solo gerarchi fascisti o esponenti politici – condannati a morte per aver amministrato con durezza quei territori tra le due guerre imponendo una italianizzazione forzata – ma anche personaggi in vista e semplici cittadini, non solo italiani. Il maresciallo Josip Broz, soprannominato Tito, cominciò a organizzare la Resistenza jugoslava dal 1941 con l’obiettivo di riconquistare i territori italiani e riunire in un’unica federazione i popoli slavi. Il tribunale rivoluzionario venne formato a Pisino. Il più alto numero di vittime si ebbe nella seconda ondata al via a partire dal maggio 1945 nel tentativo dell’armata jugoslava di conquistare la Venezia Giulia prima degli alleati anglosassoni.

Gli obiettivi delle retate erano tutti coloro che non accettavano l’egemonia jugoslava. Al massacro seguì l’esodo forzato – tra le 250mila e le 350mila persone – della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana in Istria e nel Quarnaro. La maggior parte degli storici concorda nel quantificare in circa 400-500 il totale dei morti delle ritorsioni della prima ondata esplosa nel 1943. Nella seconda ondata, sul finire della guerra, furono circa 10mila gli arrestati, circa un migliaio quelli gettati nelle foibe giuliane. Gli storici concordano in un totale di tremila-quattromila italiani – tra campi di concentramento e rastrellamenti oltre che nelle foibe – uccisi in questa seconda fase.

Gli stessi concordano anche nel non ritenere il movente principale del massacro quello dell’accanimento specifico sugli italiani, non la “pulizia etnica”. Principalmente per due ragioni: tante delle vittime avevano identità mista o non erano italiane e gli ordini delle autorità erano chiari: “Epurare non sulla base della nazionalità, ma del fascismo”.

Se da una parte è vero che per anni la strage delle Foibe non è stata adeguatamente commemorata, è anche vero d’altra parte che negli ultimi anni la tendenza è cambiata: gli incontri e le occasioni pubbliche di commemorazione si sono moltiplicate mentre sono stati tantissimi i prodotti narrativi e le fiction realizzate, senza contare il lavoro di storici e accademici che non si è mai fermato. Il Giorno del Ricordo è stato introdotto nel 2004 dal secondo governo Berlusconi. Si scelse il 10 febbraio: quando venne firmato il trattato di pace del 1947 con cui l’Istria e parte della Venezia Giulia divennero parte dell’ex Jugoslavia.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.