Caso FdI-Fidanza, il ‘barone nero’ in foto con Meloni e Salvini: “Non facciano finta di non conoscermi”

Roberto Jonghi Lavarini, il ‘barone nero’ al centro dell’inchiesta di Fanpage sui legami della destra milanese con gruppi neofascisti ed estremisti e sui presunti finanziamenti in nero per la campagna elettorale di Milano della candidata Chiara Valcepina, non ci sta a essere scaricato.

Candidato alla Camera in Fratelli d’Italia “come indipendente”, come ricordava lo stesso 49enne già condannato a due anni per apologia del fascismo, Jonghi Lavarini getta infatti ulteriore benzina sul fuoco delle polemiche già accesissime rivendicando la sua conoscenza con i vertici della destra sovranista italiana, ovvero Fratelli d’Italia e Lega.

Il ‘barone nero’ pubblica infatti due foto su Instagram in cui è immortalato in compagnia di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini. “Sono assolutamente indipendente e apartitico ma nessuno faccia finta di non conoscermi o, peggio, si permetta di offendere gratuitamente me e la comunità di veri patrioti che rappresento”, è il chiaro avvertimento ai due leader. “Il 5% di voti della “destra radicale” fa gola a tutti ed è indispensabile per vincere qualunque sfida bipolare, nei comuni e nelle regioni, come alle elezioni politiche”, ricorda ancora Jonghi Lavarini rivendicando il suo valore elettorale.

FDI SCARICA IL ‘BARONE’ – Una reazione a quanto detto dalla stessa Meloni a Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia che dopo la pubblicazione del video si è autosospeso. Una telefonata furiosa in cui la leader di FdI ha ripreso duramente il capodelegazione del partito a Bruxelles: “Tu sai che io su queste cose divento pazza, ma come si fa a frequentare certa gente per prendere 30-40 preferenze in più?”.

Ma sempre venerdì anche Ignazio La Russa, numero due del partito, aveva preso le distanze da Jonghi Lavarini, definendolo “un personaggio che a Milano tutti considerano una macchietta, un nostalgico vetero monarchico, uno che ti fa pure ridere ma che non può essere un interlocutore di un partito, non a caso lo abbiamo espulso da An”.

IL COMPLOTTO – Da Fratelli d’Italia intanto la reazione all’inchiesta di Fanpage e a quella della Procura di Milano, con i pm che hanno aperto un fascicolo per riciclaggio e finanziamento illecito, è quella di gridare al “complotto”.

Un video che per Giorgia Meloni è “una polpetta avvelenata a pochi giorni dal voto amministrativo”, dice la numero uno del partito da Vittoria, nel Ragusano, dove si vota il prossimo 10 ottobre. “Tre anni di giornalista infiltrato – aggiunge Meloni – per mandare in onda 10 minuti di video nell’ultimo giorno di campagna elettorale e sulle pagine dei giornali nel giorno del silenzio, in uno stato di diritto non sarebbe mai accaduto. Continuo a chiedere al direttore di Fanpage le oltre 100 ore di girato per capire come si comportano i miei dirigenti”.

Ma nel partito sono in molti ad evocare il sospetto di un “complotto” contro Fratelli d’Italia a pochi giorni da un voto decisivo, anche per capire le gerarchie nel centrodestra. Lo dice apertamente il deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli, uno degli uomini più vicini a Giorgia Meloni. A Repubblica spiega infatti che quella di Fanpage appare anche a lui una “polpetta avvelenata”. “Penso non sia giusto tirarle fuori così, a pochi giorni dal voto”, continua Rampelli, che l’ipotesi di un complotto la definisce “un sospetto legittimo”.

LA DIFESA DI JONGHI LAVARINI – Ma il ‘barone nero’ non rivendica solo la vicinanza a Meloni e Salvini. L’ex candidato di FdI si difende anche dalle accuse arrivate col video di Fanpage e rivendica ima un comunicato dal titolo ‘Note difensive’ di non appartenere ad alcuna “loggia massonica o associazione segreta, anzi, pur conoscendo diversi massoni, tutti ne conoscono la mia contrarietà e opposizione. Anche perché il 90% della massoneria italiana e notoriamente antifascista e di sinistra, oggi entusiasti sostenitori del governo Draghi”.

Nessuno “ha dato o ricevuto soldi, punto: solo fumo senza arrosto, un fuoco di paglia, bolle di sapone…”, sottolinea ancora Jonghi Lavarini. “Il taglio e cuci visivo della presunta inchiesta – prosegue – è assolutamente strumentale, ridicolo, malevolo, estrapolato dal contesto privato, informale e, ripeto, assolutamente goliardico degli incontri”, si difende.