Dopo 24 anni di carcere, è tornato in libertà Pasquale Tortora. È uno degli autori dell’omicidio di Graziella Mansi. “È entrato nel bosco, teneva la bambina – dice uno dei complici – A quel punto, noi siamo saltati fuori. Graziella aveva paura e questo ci faceva divertire ancora di più. Volevamo torturarla un po’, non volevamo violentarla. Poi, è uscita l’idea del fuoco. Ci pensavamo da giorni, a giocare nel fuoco. Bevevamo birra e ci esaltavamo a giocare, a tenerla. Abbiamo raccolto sterpaglia, intorno, abbiamo legato la bambina. E il fuoco l’ ha coperta”. Questa l’agghiacciante testimonianza di uno degli assassini della piccola Graziella Mansi scomparsa il 19 agosto 2000 ad Andria.

“Nonno vado a prendere l’acqua alla fontanella”

Sono le 19.00 in punto di un pomeriggio d’estate. Fa molto caldo e Graziella, una bimba allegra e dolce di 8 anni, dice al nonno di voler riempire la bottiglia di acqua perché fa caldo e lei ha sete. Lo ha già fatto altre volte, la bancarella del nonno accanto a una pineta dista solo qualche minuto dalla fontanella.  “Nonno vado a prendere l’acqua” ma dopo venti minuti ancora non torna. Il tempo passa e la preoccupazione aumenta. Dopo due ore il panico. Sono le 21, l’oscurità avvolge la pineta e ovunque si trovi Graziellina a quell’ora non va bene.

Il corpo di Graziella Mansi ritrovato dentro la pineta: “Le abbiamo dato fuoco, si è sciolta”

Sono ormai passate diverse ore da quando la piccola Graziella è stata vista dirigersi verso la fontanella. Tutti gridano e la cercano ma di lei nessuna traccia fino a quando urla strazianti squarciano la notte. Il corpo di Graziella irriconoscibile giace su un letto di tizzoni e foglie secche, è stata arsa viva nel boschetto di Castel di Monte. Dal referto dell’autopsia si parla di pedofilia perché chi ha rapito la bambina probabilmente aveva l’intenzione di violentarla. Un primo esame del corpicino mostra una lesione vaginale.

Pasquale Tortora, il parcheggiatore abusivo che guadava spesso Graziella

È a questo punto che il profilo di quel Pasquale Tortora appare sempre più congruente con quello dell’assassino. Ventenne parcheggiatore abusivo davanti alla bancarella dei Mansi, Tortora è uno che Graziella la guardava spesso, pur senza destare preoccupazione. Pasquale, lo schernivano gli amici, era ‘innamorato’ di Graziella.  “Mi piaceva, era bella” dice agli inquirenti che lo torchiano, poi crolla, si libera: “L’ho portata nel bosco con la scusa di farle vedere un cagnolino, le ho dato fuoco, si è come sciolta”. Sembrerebbe che il caso sia chiuso, ma invece no, il quadro si allarga, si deforma, diventa incomprensibile.

Il branco di giovanissimi trasformati in mostri

Tortora chiama in correità altri quattro ragazzi di Andria, Michele Zagaria, Giuseppe Di Bari, Domenico Margiotta e Vincenzo Coratella, tutti di età compresa fra i 18 e i 20 anni. Cinque uomini contro una bambina, il branco, insomma che prende di mira una creatura innocente, la tormenta, la molesta, le dà fuoco. Una mostruosità che non ha spiegazioni, è solo “l’impresa senza logica di cinque balordi che hanno deciso, per gioco, di bruciare una bambina” come dice il Pm Francesco Bretone.

Otto anni dopo, Vincenzo Coratella, 27 anni, si impicca alla branda della cella con la corda dell’accappatoio. “La mia vita è finita”, aveva confessato alla mamma. Oggi, la memoria della bimba di Andria è affidata a pochi monumenti nel comune pugliese, una lapide posta accanto alla fontana di da Castel del Monte e un parco di periferia, dove, tra rifiuti e sterpaglie, si perde il nome della piccola Graziella.

 

 

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