A Napoli si sta perdendo tempo prezioso per poter impostare una campagna elettorale che possa finalmente portare il centrodestra a spodestare dall’assise cittadina una sinistra che da decenni, pur cambiando gli interpreti, con la sua cattiva amministrazione ha ridotto la città da potenziale capitale del Mediterraneo a metropoli inespressa, con problemi atavici mai risolti, quartieri periferici mai valorizzati, abbandonati a se stessi, ridotti a qualcosa di simile alle banlieue francesi o ai sobborghi sudamericani.
Rispetto il sostituto procuratore generale Catello Maresca per la sua brillante carriera di magistrato, sicuramente profondamente diversa da quella avuta a suo tempo dal sindaco uscente Luigi de Magistris. Ma la politica è un’altra cosa e questo suo minuetto reiterato sta diventando, per quel che mi riguarda, assolutamente fastidioso, insopportabile e irrispettoso verso un intero mondo, fatto di attori politici capaci e perbene, che inizialmente ha guardato a lui con interesse. Prima ha sottolineato il suo profilo civico, al punto tale da dire di “fottersene” dei simboli dei partiti. Poi, quando alcune forze di centrodestra hanno lasciato intendere di voler puntare su un altro candidato e di non aver alcuna intenzione di rinunciare ai rispettivi simboli, Maresca non ha esitato a presentarsi come alfiere di quell’area politica. Infine, pressato dai giornalisti, ha fatto capire che, all’esito della sua “campagna d’ascolto”, potrebbe anche ritirare l’annunciata candidatura a sindaco.
Eppure sono mesi che il Maresca ha avviato la sua “campagna d’ascolto” per Napoli. Più di un anno, se pensiamo alla sua paventata candidatura, poi tramontata, a presidente della Regione Campania durante la recente tornata elettorale. È possibile che possa tenere così col “fiato sospeso” un intero elettorato che aspetta chiarezza su programmi, temi e proposte? Chi decide di fare politica non può stare sul piedistallo a pontificare, a fare il professorino o il capoclasse. La politica è riflessione, ragionamento, proposta e progetto, ma soprattutto rispetto verso tutti. Nessuno può permettersi con spocchiosa saccenteria di non comprendere le ragioni degli altri.
Siamo sicuri che il civismo “ortodosso” rappresenti la carta vincente, che sia in grado di interpretare e di partorire progetti e proposte nuove che possano portare la città fuori dal baratro nel quale anni di vuoto demagogico l’hanno condotta? In sintesi, chi ha detto che un candidato civico sia un buon sindaco? Una visione rischiosa, molto somigliante a ciò che de Magistris ha predicato e messo in campo a suo tempo. Con i disastrosi risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Il primato della politica, per quel che mi riguarda, va ristabilito imprescindibilmente. Non possiamo immaginare, nella scelta del candidato del centrodestra a sindaco di Napoli, che si possa fare a meno dei partiti che esprimono una base elettorale forte, una classe dirigente seria, delle salde tradizioni e delle radici profonde che provengono dal passato. Sono stufo di questa visione del mondo che quasi vorrebbe spingere chi fa Politica con la “P” maiuscola a vergognarsi, nascondersi, lasciare il passo ai civici.
La politica del piccolo cabotaggio, delle ruberie e del consociativismo va sempre combattuta ed emarginata. Non quella, però, di chi traccia un solco nella direzione di cambiare in meglio la società che ci circonda, per lasciare alle future generazioni una Nazione e delle città migliori dove vivere. Ecco, il buon Maresca non commetta questo grave errore. Non si senta, come la maggior parte dei magistrati, un oracolo che parla per verità rivelata. La smetta di sfogliare ogni giorno i petali delle margherite. Non è certo tempo di pettinar le bambole. Napoli merita impegno, passione e un immenso spirito di servizio. Adesso ha l’obbligo di rendere noto a tutti cosa ha deciso di fare. È una questione di serietà e di rispetto. Napoli ha il diritto di sapere quali sono le opzioni e le visioni in campo. L’ultima campanella è già suonata e di tempo a disposizione non ve ne è più.
