Le elezioni europee hanno avuto un risultato molto importante: hanno portato alla definita affermazione come leader italiana ed europea di Giorgia Meloni, ma hanno anche proiettato con forza la leadership di Elly Schlein sia all’interno del suo partito che – più in generale – delle opposizioni. Infatti Conte, Renzi, Calenda (senza parlare dell’incapacità di decollare di Emma Bonino e della minuscola inconsistenza al quale sono ridotti i minuscoli socialisti del minuscolo Maraio), sono usciti con le ossa rotte. Gli unici a gioire sono Fratoianni e Bonelli, che hanno conseguito un risultato molto apprezzabile anche con le candidature azzeccate di Ilaria Salis e di Mimmo Lucano.

La teoria degli insiemi

Insomma il campo è dominato da queste due donne molto diverse tra loro, che però sono oggi il centro della scena politica italiana. Perfino i loro balli, la loro disinvoltura e una certa freschezza, sono una ventata nuova e positiva. Quali sono le differenze tra loro? E qui mi soccorre ancora la matematica, e in particolare la teoria degli insiemi. Di cosa si tratta? Di una branca della matematica che si è messa a studiare le collezioni di oggetti e del sistema di relazioni tra loro. Perché ci sia un insieme, devono esserci degli elementi in comune tra loro e una certa forma di interdipendenza. Questa teoria importantissima è dovuta essenzialmente, anzi unicamente, al genio del grande matematico tedesco Georg Cantor che verso la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento la concepì e la sviluppò.

Uno dei concetti fondamentali della teoria degli insiemi è quello di appartenenza. Perché vi sia un insieme, un elemento, nel senso che un insieme è definito da un elenco di elementi che vi appartengono. Siano essi numeri naturali, caramelle dello stesso gusto, libri sullo stesso argomento. Un aspetto cruciale è, dunque, la nozione di inclusione. Un insieme A è definito come sottoinsieme di un insieme B se ogni elemento di A è anche un elemento di B. Come si comprende, le sue applicazioni sono vastissime. Dalla topologia, alla teoria dei giochi, all’informatica, alla teoria dei numeri e all’analisi assiomatica. Grandi matematici come Zermelo, Gödel, Von Neumann e Touring vi si sono dedicati o se ne sono serviti per dimostrare altri teoremi ed elaborare altre importantissime teorie.

Partecipazione e inclusione

Perché mi fa ragionare su Giorgia Meloni ed Elly Schlein? Perché oggi la loro differente forza non è tanto dovuta alla piccola differenza di voti che raccolgono o alla saldezza della loro leadership interna. È dovuta alla capacita di creare un insieme. Alla possibilità di generare partecipazione e inclusione. Giorgia Meloni non è solo leader del suo partito. È il punto di riferimento di uno schieramento, di un insieme di forze, ognuna delle quali cede un pezzo della sua sovranità e indipendenza per affermare l’esistenza dell’insieme stesso. Perfino le bizze di Salvini non hanno spazio fuori dall’insieme dello schieramento di centrodestra che Meloni capeggia senza ostacoli.
Molto diverso il discorso di Elly Schlein. Il suo partito è un insieme complesso, ma che oggi comunque è costretto ad appoggiarsi a lei. Perfino i capicorrente o i cacicchi, portando i loro consensi al partito, di fatto hanno rafforzato la sua leadership. Il problema, invece, è che lei ancora non riesce a costruire un insieme più ampio e capace di competere per il governo del Paese. Bisognerebbe trovare una formula, capace di mettere insieme le pulsioni della sinistra radicale, quelle riformiste e quelle populiste dei 5 Stelle, per provare a dare un’alternativa credibile alla destra. Se Elly dovesse farcela, avremmo forse una nuova fase della politica italiana. Per ora Meloni balla insieme ed Elly balla da sola.

Pietro Maiorana

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