La smentita è arrivata anche tramite l’account ufficiale Twitter del superprocuratore dei calciatori Mino Raiola. No: Mino Raiola non è morto. A differenza da quanto scritto da alcuni media in tarda mattinata. La notizia era stata ribattuta da tutti i giornali in tutto il mondo e aveva sconvolto il mondo del calcio. A 54 anni se ne andava uno dei protagonisti, dei personaggi più eccentrici e divisivi del mondo del pallone. E invece dopo qualche ora arrivava la smentita categorica: tutto falso insomma.
Prima la smentita era arrivata dall’ospedale San Raffaele e dopo dallo stesso profilo ufficiale del Re dei procuratori italiano – che si presume non sia stato scritto dallo stesso agente. “Stato attuale di salute per chi se lo sta chiedendo: incazzato, è la seconda volta in quattro mesi che mi uccidono. A quanto pare sono capace anche di resuscitare”, si legge nel post sulla pagina del manager arrivato dopo le dichiarazioni del direttore del Dipartimento di anestesia e terapia intensiva dell’Irccs ospedale San Raffaele.
“Sono indignato dalle telefonate di pseudogiornalisti che speculano sulla vita di un uomo che sta combattendo”, aveva dichiarato ad alcune agenzie e poi postato anche lui su Twitter il professore Alberto Zangrillo. Smentita da parte dello staff era arrivata anche lo scorso gennaio quando l’entourage aveva negato il ricovero in terapia intensiva e parlato di controlli in programma da tempo a causa di una patologia polmonare non legata al covid-19. Si era scritto in quel caso di un’operazione delicata. Raiola al momento sarebbe quindi in gravi condizioni ma non è morto.
Il Re dei procuratori è nato a Nocera Inferiore, provincia di Salerno, ed è cresciuto in Olanda, dove si era trasferito con la famiglia negli anni ’60. La famiglia aveva aperto una pizzeria e lui lavorava da cameriere. Aveva sempre voluto, fin da bambino, lavorare nel mondo del calcio. Ha cominciato con le giovanili dell’Haarlem, con i calciatori olandesi. Poliglotta, almeno sette lingue: olandese, inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese e italiano. “Ma quando penso, penso in dialetto campano: è più veloce”. Ha avuto due figli con la moglie.
Il suo primo vero affare a 18 anni quando comprò un McDonald e lo rivendette molto bene per fondare una società di intermediazioni, la Intermezzo Spa. Così ha cominciato la sua scalata. Da semplice rappresentante dei calciatori a intermediario. Forbes aveva inserito Raiola nel 2020 al quarto posto al mondo tra gli agenti di tutto il mondo con un fatturato da 84,7 milioni di dollari e con un giro di affari chiusi per un valore di 847,7 milioni. Raiola ha assistito giocatori del calibro di Ibrahimovic, Haaland, Donnarumma, Pogba, Verratti, Balotelli, Mikhitaryan e De Ligt. Aneddoto: ha comprato nel 2016 la villa di Miami che fu di Al Capone per otto milioni, oggi ne vale il doppio.
