Missile Sarmat, quali obiettivi può colpire e a che distanza la nuova arma di Putin

Il ministero della Difesa russo ha annunciato il lancio del missile balistico intercontinentale Sarmat presso il cosmodromo di Plesetsk. «Le attività di lancio sono state completate. Le testate di addestramento sono arrivate in una determinata area del campo di addestramento di Kura nella penisola di Kamchatka». Putin ha detto: “Farà riflettere chi ci minaccia”. Nel frattempo Mosca assicura di voler trattare. Anzi. Sostiene di aver consegnato le bozze di una proposta a Kiev. Zelensky nega di averle ricevute. La Russia e l’Ucraina «continuano i negoziati», ma se vuole che siano costruttivi Kiev «deve cominciare a cercare accordi realistici», ha fatto sapere il ministero degli Esteri di Mosca, citato dalla Tass.

Mosca avrebbe consegnato una bozza di proposta a Kiev, in una prosecuzione di quel tentativo di trattativa intavolata a Istanbul. Mosca chiede lo status neutrale dell’Ucraina e la sua smilitarizzazione. Chiede di riconoscere l’appartenenza alla Russia della Crimea, già annessa, e l’indipendenza del Donbass che rimarrebbe nell’orbita del Cremlino. Sul Donbass quindi ci sarebbe una disponibilità a un piccolo passo indietro da parte della Russia. Ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov: la palla sta dalla parte di Kiev, aspettiamo una risposta. Secondo quanto hanno riferito fonti della Difesa americana alla Cnn, l’ultima offensiva russa nel Donbass non starebbe aprendo per Mosca la possibilità di una avanzata. Non c’è stata nessuna conquista significativa, sostengono militari statunitensi. Sul fronte diplomatico ieri ci sarebbe stata una importante telefonata tra Pechino e Washington.

I rapporti tra gli Stati Uniti e la Cina, in queste settimane, sono stati messi a dura prova di fronte alla volontà — esplicitata più volte da Pechino — di non rompere l’«amicizia senza limiti» con Mosca, e dunque di non condannare l’invasione e di non aderire alle sanzioni contro la Russia. A questo quadro si aggiunge, ora, la difficoltà di comunicazione tra gli alti ufficiali della Difesa dei due Paesi. Poche ore prima di essere ricevuto alla Casa Bianca insieme ai vertici militati, il capo del Pentagono Lloyd Austin avrebbe telefonato per la prima volta al ministro della difesa cinese Wei Fenge, rompendo una impasse di comunicazione vista da Washington con crescente preoccupazione. A richiedere la telefonata, secondo i media Usa, lo stesso Austin, dopo mesi di falliti tentativi per parlare col generale Xu Qiliang, l’ufficiale più alto in grado nella struttura del partito comunista. Austin voleva parlare con Xu perché, come vicepresidente della commissione centrale militare del partito, è più influente del generale Wei. Ma Pechino ha insistito per il rispetto del protocollo e quindi per un contatto tra pari grado.

Secondo fonti citate dall’agenzia Ap, Austin non si aspettava una svolta importante su questioni chiave con Wei, ma intendeva fare seguito alla videochiamata del presidente Joe Biden con il presidente Xi Jinping il 18 marzo in cui il leader Usa aveva esposto le dure conseguenze che i cinesi avrebbero dovuto affrontare se avessero fornito assistenza militare o economica per la guerra russa in Ucraina. «I militari russi vogliono fare di Mykolaiv una seconda Mariupol. Non abbiamo acqua a causa dei bombardamenti di strutture vitali per la popolazione e ora stanno provando a farlo con l’elettricità. Lo ha detto Dmytro Pletenchuk, press officer dell’amministrazione di Mykolaiv. Sono più di 5 milioni gli ucraini che hanno lasciato il loro paese in guerra. Lo riferisce l’Onu. Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel in visita alla città ucraina di Borodyanka ha scritto su Twitter: «A Borodyanka. Come a Bucha e in tante altre città in Ucraina. La storia non dimenticherà i crimini di guerra commessi qui. Non ci può essere pace senza giustizia».