L’ovale perfetto di un viso incorniciato da boccoli e lunghe trecce, il gesto elegante dell’Apollo danzante, la raffinata acconciatura di una testa femminile, il panneggio accurato della toga di un arringatore romano alto quasi un metro. Che le sculture emerse dal fango di San Casciano dei Bagni fossero di squisita fattura si era capito subito, quando appena risvegliate dal loro sonno secolare erano apparse tra le mani degli archeologi nelle campagne toscane lo scorso autunno. Dopo un’accurata ripulitura, le oltre venti statue di bronzo sono ora esposte al Quirinale fino al 25 luglio – riapertura dal 2 settembre al 29 ottobre – nella mostra “Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano”, confermando la prima impressione: datate tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo, ipnotizzano il visitatore per la qualità e il pregio dei dettagli, l’armonia delle forme, la varietà e la ricchezza dei soggetti, dalla statua di Igea, dea della salute con un serpente arrotolato sul braccio, a un giovane efebo, ad altri manufatti che rappresentano fanciulli, matrone, ex voto, tra cui uno straordinario interno di un busto con gli organi.

La presenza di diverse sculture che riproducono parti del corpo e di strumenti chirurgici è dovuta al fatto che il santuario era probabilmente un luogo di cura in cui i sacerdoti praticavano e insegnavano anche la medicina. Quando poi nel V secolo dopo Cristo il sito venne chiuso, le vasche furono sigillate con colonne in pietra e le statue delle divinità sotterrate negli strati sottostanti, immerse nell’acqua per una forma di rispetto, scelta che ha consentito una conservazione praticamente perfetta. «Le opere sono state preservate all’interno di un ambiente privo di ossigeno, sigillate dal fango delle acque termali che si è accumulato nel corso dei secoli nella grande vasca, fatto che ha consentito di rinvenire frutti, oggetti di legno e pigne che normalmente non rinveniamo se non in contesti straordinari», ha spiegato Luigi La Rocca, direttore generale di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

L’esposizione, articolata in sette sale, è stata pensata dai due curatori, il docente di archeologia dell’Università per Stranieri di Siena Jacopo Tabolli che ha guidato il progetto di scavo e il direttore generale dei Musei del ministero della Cultura Massimo Osanna, come un viaggio attraverso i secoli nel territorio dell’antica città-stato etrusca di Chiusi, dall’età del bronzo a quella imperiale, quando le sorgenti termali del santuario di San Casciano dei Bagni, con le sue piscine, i terrazzamenti, i vari edifici del complesso, le fontane, gli altari votivi e le statue, interrompevano la distesa di verde delle campagne punteggiate da cipressi e boschi come specchi celesti da cui si alzavano i fumi termali che garantivano sollievo ai dolori degli antichi.

Accanto ai manufatti, che il ministro Sangiuliano ha spiegato essere stati definiti come “secondi per importanza solo al ritrovamento dei Bronzi di Riace del 1972”, sono esposte anche innumerevoli monete in bronzo, e diverse iscrizioni in etrusco e latino, cosa che dimostra la compresenza dei due popoli attorno alle vasche.

Una volta conclusa l’esposizione, le opere probabilmente verranno esposte in altre sedi, anche se alcune dovranno tornare nei laboratori di restauro per completare alcuni passaggi di recupero. Intanto il ministero della Cultura ha confermato la volontà di creare un museo per lasciare i ritrovamenti sul territorio a cui appartengono acquistando dalla Curia il Palazzo dell’Arcipretura di San Casciano, ora oggetto di ristrutturazione in modo da essere pronto per accogliere i reperti dello scavo e da possibili ulteriori scoperte: la ricerca è ancora in corso e gli scavi verranno ampliati in tutta l’area circostante la vasca del ritrovamento, dove il ministero ha finanziato l’esproprio di diversi terreni.

La mostra è aperta al pubblico nei giorni di martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica su prenotazione, che deve essere effettuata almeno cinque giorni prima della data della visita. Il biglietto è nominativo e vincolato alla prenotazione, e costa 1,50 euro.

Sabrina Carollo

Autore