Esteri
Mozione autolesionista, la sfiducia a von der Leyen spacca la Ue: pagano Ecr e Ppe
La mozione di sfiducia, votata oggi al Parlamento europeo di Strasburgo, mette in luce la debolezza di tre grandi protagonisti della politica comunitaria: il gruppo dei conservatori dell’Ecr, il Partito popolare europeo (Ppe) e la presidente von der Leyen. E, di conseguenza, conferma il drammatico inceppamento dell’Unione europea nelle politiche internazionali.
Presentata dal rumeno Gheorghe Piperea, sul caso Pfizer, e discussa a inizio settimana, oggi la mozione raccoglierà un esito contrario. È quasi certo. Salvo contrordini last minute sull’astensione decisa dai progressisti di S&D, liberali e verdi. Se così fosse, se la mozione dovesse passare, la commissione dovrebbe rassegnare le dimissioni e il Consiglio Ue avviare le consultazioni per crearne una nuova. Non è il momento per l’Ue di gestire una crisi di governo che non ha precedenti nella sua storia. D’altra parte, bisognerà capire se il supporto alla commissione sarà immutato oppure ridotto, rispetto ai 370 voti favorevoli raccolti a dicembre dello scorso anno, in occasione della fiducia dall’europarlamento all’esecutivo entrante. Quella maggioranza, di 370 voti, si era dimostrata già sensibilmente ridimensionata, rispetto ai 401 voti raccolti dalla presidente von der Leyen, a luglio 2024, dopo che il Consiglio Ue le aveva affidato l’incarico di formare la commissione.
Numeri a parte, l’iniziativa di Piperea conferma la spaccatura interna all’Ecr, il male è noto da tempo a Bruxelles. «Si tratta di una mossa mal congeniata, che rischia di rafforzare il blocco di sinistra della maggioranza», commenta un osservatore informato nella capitale belga, di area popolare. «L’ala moderata del gruppo, composta da italiani, cechi e belgi, è riuscita nel fare da ponte tra i filo-trumpiani europei e i popolari. D’altra parte, è sempre dietro l’angolo l’eventualità di essere risucchiati dal mondo eurofobico dei patrioti». Da inizio legislatura, Orban e Salvini non hanno mai smesso di lavorare ai fianchi i lori vicini di banco in parlamento. Frequenti sono stati i tentativi di sabotaggio del dialogo che invece si è venuto a creare il Partito popolare.
Un’operazione, quest’ultima, voluta in prima persona da Manfred Weber. Il presidente del Ppe, il più disincantato tra tutti gli europarlamentari, è sempre stato convinto che una maggioranza alternativa a quella attuale – popolari, progressisti, liberali e in parte verdi – sia possibile. Non fosse altro perché l’hanno detto gli elettori europei, a giugno dello scorso anno. Dato di fatto che la sinistra non vuole accettare. Da qui le frizioni sulla scelta di alcuni commissari. Basti pensare al caso italiano di Fitto, espressione proprio di quel mondo conservatore disponibile a lavorare per un’Europa differente. Come anche le tensioni su dossier strategici. Difesa comune, immigrazione e green deal sono divenuti oggetto di un compromesso politico con l’Ecr. E di trattative con il mondo produttivo.
Sono rimasti però un dogma per i progressisti. La mozione Piperea crea problemi a tutto il Ppe, le cui prime linee hanno incarichi istituzionali in Ue, von der Leyen e con lei la presidente del parlamento, Roberta Metsola, e ruoli di leadership in governi di Paesi non secondari per l’Unione: il nostro ministro degli esteri Tajani e il cancelliere tedesco Merz. Giusto per fare due nomi. Il partito che da sempre detta l’agenda europea oggi fa i conti con il fuoco incrociato di due avversari, conservatori e progressisti, che, per assurdo, hanno entrambi da rimetterci nel mettere nei guai il partito maggioritario.
Infine Ursula von der Leyen. La presidente sarà oggi a Roma a co-presiedere, insieme a Giorgia Meloni, la conferenza sulla ricostruzione in Ucraina. Nel frattempo, dovrebbe mantenere un filo diretto con la Casa Bianca per concludere i dazi Usa, in tempi certi e a condizioni ragionevoli. Tuttavia, la minaccia di uno sgambetto a Strasburgo, non le permette di gestire con i pieni poteri e la lucidità necessari i due dossier dirimenti per tutta l’Unione europea. Si continua a criticare l’Ue per la palese debolezza sul quadrante internazionale. È vero. Sia chiaro che l’autolesionismo non aiuta.
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