Italia
Nasce l’Osservatorio sul diritto all’innovazione. La Fondazione Einaudi lancia la sfida sull’IA
“L’Osservatorio sul diritto all’innovazione nasce a un anno esatto dalla presentazione del Rapporto sul futuro della competitività europea. L’appello di Mario Draghi ad investire nelle tecnologie emergenti e nell’implementazione dell’Intelligenza Artificiale evitando il rischio di una sovraregolamentazione è stato, ad oggi, tradito. L’Osservatorio intende mettere le proprie competenze al servizio del decisore politico a Roma come a Bruxelles affinché l’approccio all’IA sia ispirato non dalla paura e dal pregiudizio, ma dalla fiducia e dalla conoscenza”. Ad affermarlo è stato il segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, Andrea Cangini, in occasione della conferenza stampa di presentazione, al Senato, dell’Osservatorio sul diritto all’innovazione della Fondazione Einaudi. Nel corso dell’incontro sono intervenuti alcuni membri del Comitato scientifico dell’Osservatorio, che sarà presieduto dal costituzionalista Giovanni Guzzetta, e i parlamentari Matteo Gelmetti di Fratelli d’Italia, Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Laura Cavandoli della Lega.
“Dopo l’entrata in vigore del Regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR) – ha fatto sapere Domenico Lombardi, docente di Pratica delle Politiche Pubbliche alla Luiss, fornendo le stime relative all’impatto che il GDPR ha avuto sulle aziende europee – i margini di profitto delle imprese europee sono scesi in media di quasi un punto percentuale rispetto a quelli americani. Per le PMI, l’impatto è stato ancora più pesante: margini ridotti fino a 3 punti percentuali, e produttività calata anche del 6%”. Un altro effetto collaterale, ha aggiunto, “è stato il calo degli investimenti in startup tecnologiche europee: circa il 26% in meno subito dopo l’entrata in vigore del regolamento”.
“Nell’attuale scenario geopolitico, in cui sulla regolamentazione dell’IA gli Stati Uniti hanno proclamato la deregulation e la Cina promuove la cooperazione internazionale guidata da Pechino, se l’Europa vuole davvero tutelare i diritti fondamentali e i valori europei deve cambiare l’approccio regolatorio”, ha detto Giusella Finocchiaro, che insegna Diritto Privato e Diritto dell’Intelligenza Artificiale all’Università di Bologna. Sulla stessa linea il professor Giuseppe Colangelo (Diritto ed Economia all’Università della Basilicata), che ha spiegato: “L’approccio europeo è troppo difensivo, teso più a prevenire rischi e gestire paure che a sfruttare potenzialità e opportunità, e si basa sull’assunto che l’innovazione si possa, o addirittura debba, promuovere tramite la regolazione”. Peraltro, ha ricordato il presidente dell’Istituto italiano per la privacy e la valorizzazione dei dati, Luca Bolognini, “è proprio l’art. 97 del GDPR a prevedere che ogni quattro anni si debba procedere, se necessario, a una sua revisione critica, attraverso la proposta di emendamenti. Oggi ci troviamo in una di quelle finestre di riesame, particolarmente significativa visto il contesto geopolitico e di accesa competizione globale”.
Il professor Alessandro Sterpa, docente di Diritto Pubblico all’Università della Tuscia, ha sottolineato che “stiamo regolando qualcosa che capiremo davvero solo tra decenni. Ciò ci costringe ad abbandonare visioni incentrate sul contingente perché cosa produrrà l’impatto dell’IA sarà più chiaro, come per il caso della scoperta e della gestione del fuoco, solo dopo più generazioni, impattando sull’uomo e sulle sue attività cognitive e anche probabilmente fisiche”.
L’Osservatorio, ha chiarito il professor Guzzetta, “si propone come interlocutore del decisore politico nell’elaborazione di contributi utili all’aggiornamento della normativa vigente. Riteniamo essenziale riconoscere il diritto all’innovazione come un diritto fondamentale, al pari della privacy, per garantire al tempo stesso la tutela dei diritti individuali, libertà di impresa e avanzamento tecnologico”.
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