Fosse per i bookmakers, Luciano Spalletti potrebbe dormire sonni tranquilli. La quota per l’esordio vincente del nuovo Ct della Nazionale è molto bassa (alla pari), quella per la vittoria degli avversari altissima (10 a 1). Eppure, a poche ore dal match di stasera contro la Macedonia del Nord, l’atmosfera è carica e le vibrazioni sono alte: è obbligatorio vincere e imprimere immediatamente un segno positivo a questa avventura. Ne va della classifica e del futuro europeo della nostra nazionale, che per la cronaca è campione in carica.
Sicuramente a Skopye, stasera alle 20.45, la curiosità sarà ai massimi, così come la tensione. Qualcosa di diametralmente opposto al match di Newcastle di ieri, dove ha preso il via il nuovo corso dell’Arabia Saudita di Roberto Mancini, folgorato in pieno agosto sulla via di Riyad.

“Uomini forti, destini forti” è uno dei mantra dell’allenatore di Certaldo, che sembra essere stato ascoltato dagli astri del pallone: alle mille difficoltà di questo nuovo inizio, ieri si sono aggiunte nuove tegole. In “Zona Cesarini” ecco due infortuni che complicano non poco la missione macedone: problemi muscolari sia per Federico Chiesa che per Lorenzo Pellegrini, già rientrati alle rispettive case madre. E così il 4 3 3 disegnato a Coverciano in questi giorni vedrà per forza un cambio di interpreti. Davanti a Donnarumma, in porta, la difesa dovrebbe essere composta da Di Lorenzo, Mancini, Bastoni e Dimarco; il centrocampo da Barella, Tonali e Cristante; l’attacco da Raspadori, Immobile e Politano. Possibili outsider: Locatelli e Zaccagni.

Un po’ di azzurro partenopeo colorerà necessariamente quello della nazionale; soprattutto là davanti Spalletti avrà avuto poco da spiegare agli esterni, al lavoro con e per il centravanti Ciro Immobile (napoletano doc), chiamato all’ingrato compito di interpretare il ruolo dell’alter ego di Victor Osimhen. L’attaccante della Lazio, 300 gol in 573 partite ufficiali, non ha mai sfondato pienamente con la maglia dell’Italia ed era arrivato addirittura a paventare un possibile addio. Invece eccolo qui, rigenerato e fresco neocapitano della banda azzurra. Anche dai suoi gol passerà la qualificazione a Euro 2024. Col cambio di gestione sono mutate inevitabilmente anche le gerarchie e adesso gente come Nicolò Barella, fino a qualche tempo fa considerato un “ragazzino”, è chiamata ad assumersi responsabilità maggiori e a contribuire ad alzare il grado di competitività di una squadra per molti non all’altezza della sua tradizione.

Ma il centrocampista nerazzurro, unico italiano tra i 30 candidati al Pallone d’oro, è pronto ad accettare la sfida: “Con me Spalletti è stato subito onesto, mi ha criticato per alcuni aspetti e mi ha fatto complimenti per altri. Mi ha colpito la sua schiettezza” ha ammesso Barella, che con i suoi 45 gettoni azzurri è il terzo della rosa per anzianità. “Cosa mi ha chiesto? Grinta, inserimenti, qualche assist e qualche gol in più. Magari evolvermi come Perrotta e Nainggolan? Nell’Inter con Inzaghi mi inserisco di più, quindi se il Ct me lo chiederà perché no”, vedremo. Un altro campione d’Italia sarà in campo stasera ma indosserà la maglia della Macedonia: è Eljif Elmas, che con 6 reti in 36 gare ha contribuito al tricolore 2023. Per Spalletti, ovviamente, solo parole d’amore: “A lui devo tanto, sono sempre stato disponibile per lui, è un grande uomo, lo guardavo quasi come un padre, è normale che per me sia una grande emozione incontrarlo, mi ha dato tante cose” ha ricordato. “Con lui ho vinto uno scudetto, e per uno che viene da un Paese piccolo come il mio è una cosa grande che non dimenticherò mai”.

Spalletti ringrazierà, ricambierà ma passerà subito oltre. Del resto tra le cose che non gli mancano c’è senza dubbio l’esperienza: pochi giorni fa (31 agosto) erano 27 anni dal debutto di Spalletti su una panchina di Serie A, quando a Roma il suo Empoli si arrese per 3 a 1 contro i giallorossi. Negli anni Udinese, Venezia, Ancona, Sampdoria, Roma, Zenit San Pietroburgo, Inter e Napoli, in un crescendo di attese e pressioni che l’allenatore di Certaldo ha tenuto a bada con una padronanza sempre maggiore. Ora il coronamento di questa straordinaria carriera; per non rovinare tutto dobbiamo battere la Macedonia del Nord. Anche se da solo non basterà: martedì 12 settembre a San Siro arriva l’Ucraina. Anche in quel caso vincere è l’unica soluzione possibile.