Palazzina in abbattimento, 15 persone in mezzo a una strada durante la pandemia: “È come la pena di morte”

I camion per svuotare la casa sono arrivati alle 9 del mattino scortati dalle forze dell’ordine. Una delle case di via Luigi Beccali, nel comune di Quarto, provincia di Napoli, deve essere abbattuta perché è un abuso edilizio. Lo ha stabilito il Tribunale disponendone la demolizione immediata. Eppure la famiglia Fabozzi che ha costruito quella palazzina di 3 piani negli anni ‘90 fa con il sudore della propria fronte ha speso circa 100 milioni di vecchie lire versate allo Stato e al Comune, tra concessioni e oblazioni, per il condono avvenuto nel 1994. “Abbattere una casa dopo 30 anni in cui ci vivono nuclei familiari, se non è una pena di morte questa, ditemi cos’è”, dice Olga Marinanno, accorsa sul posto per supportare la famiglia Fabozzi.

All’epoca della costruzione la famiglia Fabozzi era stata autorizzata dal Comune di Quarto a costruire. “Nel 2013 il Comune ci ha anche rilasciato un permesso di costruire la mansarda – racconta Giovanni Fabozzi, proprietario dello stabile – Poi nel 2017 ci è stata notificata una lettera con l’ingiunzione a demolire perché queste concessioni erano illegittime”. Tutti i certificati e le autorizzazioni la famiglia Fabozzi le ha esposte su cartelli fuori alla loro palazzina in cui abitano tre famiglie e circa 15 persone, tra adulti e bambini. Ma i Fabozzi, persone dal carattere mite, hanno accettato lo sgombero e l’abbattimento della casa per non andare contro legge, sebbene con il dolore nel cuore. Oltre il danno di vedersi demolire in poche ore il lavoro di una vita intera, anche la beffa: la famiglia aveva deciso di auto demolirsi lo stabile.

“Il preventivo chiesto a una ditta privata per l’autodemolizione era di circa 20mila euro per la famiglia – racconta Valentina Vitolo del Comitato Io Abito, sopraggiunto a Quarto per supportare la famiglia Fabozzi – Ma è stato negato alla famiglia. L’abbattimento coatto invece costerà 280mila euro circa. Soldi che arriveranno in bolletta ai Fabozzi che però, dopo aver costruito la casa e aver pagato tutti i condoni, saranno nullatenenti dopo che gli avranno distrutto tutto. E poi perché allo Stato costa così tanto e ai privati tanto meno? Questi soldi finiranno sulle spalle dei cittadini di Quarto o della Campania…chi pagherà per questo?”.

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“Eppure stiamo parlando di persone che pagano le tasse, l’Imu sulla prima casa, che hanno la licenza per le utenze conferita dal Comune stesso. Solo un reato di abusivismo contestato più di 40 anni dopo”, racconta Emanuela Vitale, una ragazza di Pianura, quartiere della periferia di Napoli, che ben conosce la situazione della demolizione delle case nella periferia. Quello che sta succedendo ai Fabozzi lo sta vivendo anche lei con la sua famiglia.

Vogliono abbattere la mia casa perché mentre mio padre la costruiva cercando di rispettare delle regole che non esistevano, perché per 40 anni non c’è stato un piano regolatore, queste norme venivano inventate di sana pianta – Racconta Emanuela – Così all’improvviso dove è stata costruita casa mia c’era un vincolo paesaggistico, probabilmente perché siamo in prossimità degli Astroni, anche se non ci siamo dentro. Hanno vincolato tutta la zona senza senso: si tratta di una zona urbanizzata dove vivono tantissime persone. Per tanti anni non è esistito un piano regolatore ma adesso a Pianura, in una zona fortemente urbanizzata esce un vincolo paesaggistico. Cosa c’entra questo vincolo? A chi devo fare questa domanda?”

“La mia casa ha superato tutti i criteri antisismici, di rischio idrogeologico – continua il racconto – Noi siamo a favore degli interventi della magistratura dove è a rischio l’incolumità delle persone e la salute, ma se parliamo di una bella casa come quella di Fabozzi, costruita con tutti i criteri, che fastidio dà? Siamo in tanti ad avere una sentenza di demolizione passata in giudicato nel momento in cui riceviamo una notifica di demolizione potremmo vederci le ruspe arrivare da un momento all’altro. La mia casa doveva essere demolita il 3 novembre ma poiché il 10 c’era l’udienza in cassazione è stata rimandata. E la battaglia legale per queste cose costa. Lo stato ci sta massacrando”. Adesso i Fabozzi sono costretti a trovare riparo arrangiandosi tra parenti e amici. Considerato che la Campania potrebbe presto andare in lockdown significa che nelle case dove troveranno ospitalità ci saranno anche 9 persone. Stessa cosa potrebbe succedere presto a tante altre famiglie della zona che non sapranno cosa fare.