“Buongiorno a tutte e buongiorno a tutti, il Partito democratico continua a essere qui”. E qui si ferma. Bastano queste parole per capire lo stallo del Pd oggi. Elly Schlein ha convocato ieri una conferenza stampa per presentare le proposte del Pd contro il femminicidio. Ma è arrivata tardi perché il governo, il giorno prima in Consiglio dei Ministri, su questo ha varato un decreto. A quel punto, bruciata sul tempo, Schlein avrebbe potuto approfittare della conferenza stampa già convocata per attaccare il governo che, come per il decreto rave, anziché avviare una stagione di depenalizzazioni come aveva promesso il ministro Nordio all’inizio del mandato, ricorre al panpenalismo creando nuovi reati e nuove pene per ogni allarme sociale o episodio di cronaca.

Anche consentendo alla stampa un ignobile sciacallaggio con la pubblicazione di intercettazioni secretate (diritti che andrebbero difesi per tutti gli imputati, politici e non). Ma proprio la giustizia è uno degli argomenti tabù del nuovo segretario, che di questo non ha mai parlato. Né si conosce come la pensi. Ad esempio da mesi tutti i sindaci del Pd chiedono di abolire l’abuso d’ufficio, che blocca gli amministratori letteralmente spaventati dal rischio di mettere una qualunque firma per poi finire in tribunale e fermare intere opere per anni. Il governo vuole abolirlo, ma il Pd invece? Ha intenzione di lavorare per migliorare il provvedimento, o farà le barricate e griderà alla “deriva autoritaria para-mafiosa” come ha detto Elly Schlein per i limiti messi (già da Conte e Draghi) alla Corte dei conti sul Pnrr?

In tal senso è eloquente l’intervento di tre bravi sindaci del Pd: Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, Mattia Palazzi, sindaco di Mantova, e il neoeletto Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza, che si sono dissociati dalla linea di Elly Schlein e dei suoi uomini sul Pnrr e la Corte dei Conti. I tre sindaci hanno scritto una lettera al presidente Meloni, per farsi intendere dal segretario Pd.

I sindaci si sono dissociati dal Nazareno che ha accusato il governo di “deriva ungherese”, espressione utilizzata dal responsabile esteri della segreteria, e già vicesegretario, Peppe Provenzano, e a ruota da Schlein. Secondo i sindaci in questo momento il tema non è la deriva ungherese, bensì “non gettare alle ortiche un’opportunità unica per il Paese. Anche perché, come hanno spiegato i professori Cassese e Mirabelli, e come ha ulteriormente sostenuto Luciano Violante, il controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr era stato abolito già da Draghi nel 2021”. Nel merito i sindaci hanno scritto: “Nel caso dei nidi segnaliamo che, se a fianco delle opere non si prevedono finanziamenti in conto corrente per sostenerne i costi di gestione, sarà difficile raggiungere il fondamentale e auspicato obiettivo”.

Proprio ieri invece Elly Schlein aveva attaccato Meloni dicendo: “Leggo che tra i progetti che possono saltare del Pnrr ci sono i nidi. Sarebbe un errore clamoroso, inspiegabile, se fatto da un governo guidato da un presidente del Consiglio donna”. Ma cosa c’entra il fatto che Meloni è donna, con la constatazione che sarebbe uno spreco realizzare nidi e ospedali destinati a rimanere cattedrali nel deserto se non c’è il personale per riempirli (e che il Pnrr non può finanziare?). I sindaci Pd invece vogliono collaborare con il governo senza polemiche sterili e strumentali: “il Governo costituisca una cabina di regia con i Sindaci. Sarebbe il segno di un Paese normale che non vuole perdere nemmeno un euro del Piano da cui dipende il proprio futuro”.

I sindaci, cioè quelli che il Pnrr lo devono mettere a terra, sanno bene che la corte dei conti è solo un ulteriore ostacolo burocratico che fa perdere ancora altro tempo. Anche loro si stanno accorgendo che l’opposizione che grida al fascismo per ogni cosa portata avanti da Schlein, Provenzano, Boccia e Orlando serve solo a far vendere copie a Murgia e Saviano, ma non aiuta i cittadini, tantomeno a sconfiggere la destra. O forse Schlein pensa di sconfiggere i suoi avversari per via giudiziaria. Non è un caso che la procura di Firenze, chiamata a difendersi di fronte alla consulta dal Senato che ha sollevato conflitto di attribuzione per l’utilizzo delle intercettazioni del senatore Renzi, abbia nominato proprio legale il prof. Andrea Pertici, costituzionalista di riferimento di Elly Schlein e da lei nominato nella direzione nazionale del Pd. Eppure, i senatori Pd avevano votato favore del conflitto di attribuzione, ha cambiato idea?

Qual è la linea del segretario Schlein e del Pd su questo caso? Forse per lei anche calpestare i diritti costituzionalmente garantiti “aiuta l’emancipazione” come ieri ha detto del reddito di cittadinanza. Non si è mai emancipato nessuno senza lavorare. Come non serve appellarsi al pluralismo dopo che hai appena silurato un buon vicecapogruppo reo di non averti appoggiato in congresso, per nominarne “per acclamazione” uno che invece non appoggia l’Ucraina.