Finito il tempo dell'indignazione
Percepirono il bonus Covid, i parlamentari leghisti sospesi da Salvini ricandidati in seggi blindati
C’è chi, come Matteo Salvini, li aveva sospesi annunciando anche la non ricandidatura in caso di future elezioni; chi, come Giovanni Toti, aveva definito il loro comportamento “vergognoso” salvo poi farli entrare nel suo partito e promuoverli anche vicepresidente del gruppo parlamentare alla Camera.
Parliamo di quei parlamentari che durante la prima fase della pandemia Covid avevano usufruito del bonus da 600 euro per le partite Iva, destinato a quei liberi professionisti che a causa del virus erano stati penalizzati. Un comportamento non illegale, va detto, ma che era sembrato immediatamente inopportuno visto le difficoltà dei comuni cittadini, ben diverse da chi siede in Parlamento.
Così un Matteo Salvini il 12 agosto annunciava furente in televisione, ad Agorà Estate, che “chiunque abbia preso o fatto richiesta del bonus venga sospeso e in caso di elezioni non ricandidato”. E così era stato, almeno nell’immediato: il Carroccio sospese i deputati Andrea Dara ed Elena Murelli, oltre alla senatrice Marzia Casolati, che invece aveva percepito il bonus di 1.500 euro previsto dalla Regione Piemonte per le attività imprenditoriali costrette alla chiusura a causa del lockdown.
Una posizione che però, come sottolinea oggi Il Fatto Quotidiano, il partito non ha mantenuto. Tutti gli ex sospesi stati infatti ricandidati dal Carroccio, anche in posizioni ‘blindate’: Andrea Dara corre all’uninominale per la Camera in Lombardia, Elena Murelli trasferitasi al Senato è stata candidata all’uninominale in Emilia Romagna e seconda in lista al plurinominale. Marzia Casolati, invece, ha ricevuto ben tre caselle per riottenere un seggio a Palazzo Madama: uninominale in Piemonte, capolista e in seconda posizione in altri due collegi piemontesi del plurinominale.
Un altro degli epurati per la questione bonus Covid, l’ex 5 Stelle Marco Rizzone, ha trovato invece ospitalità nel partito di Giovanni Toti. Il parlamentare ligure però era stato oggetto di parole durissime proprio dal ‘suo’ governatore: “Rizzone, protagonista dell’alleanza giallo rossa in Liguria, è stato cacciato dal movimento per aver preso vergognosamente il bonus covid da 600 euro: molto bene. Gli elettori manderanno a casa il resto della ciurma”, lo attaccava.
Rizzone, protagonista dell’alleanza giallo rossa in Liguria, è stato cacciato dal movimento per aver preso vergognosamente il bonus covid da 600 euro: molto bene. Gli elettori manderanno a casa il resto della ciurma!
— Giovanni Toti (@GiovanniToti) September 18, 2020
Ma a meno di un anno dalle polemiche, Rizzone passerà proprio in Coraggio Italia, partito-federazione fondato da Toti e dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, di cui è stato vicepresidente del gruppo alla Camera e membro della direzione nazionale. Oggi troviamo Rizzone candidato come capolista nel plurinominale per la Camera in Puglia con Noi Moderati, la ‘quarta gamba’ centrista del centrodestra che mette insieme una serie di piccoli partiti, tra cui Italia al Centro, la nuova formazione di Toti.
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