Perché Dino Giarrusso ha lasciato il Movimento 5 Stelle: sotto accusa la leadership di Conte

L’implosione sembra più rapida e deflagrante del previsto. E se anche i diretti interessati, i parlamentari 5 Stelle, parlano ormai apertamente di “fibrillazioni” – sempre negate e bollate come le solite “speculazioni giornalistiche” – vuol dire che la situazione è grave. Ieri mattina nella galassia grillina si sono registrate altre due implosioni. Quasi contestuali l’una con l’altra.

L’eurodeputato Dino Giarrusso, ex Iena e colonna portante del Movimento, tra i volti più mediatici, ha scelto il salotto di Coffee break su La 7 per annunciare il suo addio con quel tanto che basta di drammaticità e solennità per farlo diventare non un banale “uno di meno” ma un pesante atto di accusa alla gestione Conte. Negli stessi minuti – siamo a metà mattinata – sui social era diventato virale il post dell’onorevole Cominardi, il tesoriere del Movimento, che ha scattato e mandato in giro la foto di un murales in cui si vede Biden che porta a zonzo un cane. Che per l’appunto ha la faccia di Mario Draghi. E non finisce qua: Conte ha minimizzato; Di Maio è impazzito e ha invece attaccato il collega. Con tutto quello che ne consegue.

La sequenza
Tutto questo accade secondo una sequenza per cui ormai da un mese il Movimento sembra essere esposto a sconfitte, errori tattici e soprattutto strategici di ogni genere. Rapidamente: la battaglia di Conte contro le armi in Ucraina dopo che ha votato per inviarle e contro il potenziamento della Nato dopo che lui stesso, da premier, lo aveva votato, non sta producendo il dividendo politico sperato, i sondaggi sono fermi e il pacifismo di maniera non paga. Il mantra di Draghi “in Parlamento per spiegare cosa succede”, è diventata quasi un’ossessione di Conte visto che premier e ministri aggiornano continuamente il Parlamento e anche questa non sembra regalare consenso.

Non solo: espone il Movimento a mosse rischiose come quella di martedì quando a palazzo Madama i senatori 5 Stelle hanno votato con Fratelli d’Italia e Alternativa per avere Draghi in aula prima del Consiglio europeo del 30-31 maggio. Il braccio di ferro sulla presidenza della Commissione Esteri sempre a palazzo Madama ha portato ad un’ennesima e clamorosa sconfitta, con l’azzurra Stefania Craxi che ha spodestato il predestinato Licheri. Una amarissima nemesi, a ben pensare. Ieri mattina il doppio caso Giarrusso e Cominardi. Le stelle esplodono. La polvere è tanta. Ma non si vedono Supernove.

Il verdetto
Anzi. La sequenza di esplosioni è tale per cui ieri alla Camera, nella preoccupazione generale, qualche deputato M5s ricordava che il 7 giugno ci sarà l’udienza di discussione finale del nuovo ricorso cautelare contro l’elezione di Conte. “Nell’arco di un paio di settimane – spiegava ieri l’avvocato Borrè, da anni custode dell’interpretazione autentica dei vari regolamenti grillini con relative contradizioni – il giudice potrà emettere il provvedimento decisionale”. Insomma, per essere chiari, a fine giugno il Movimento potrebbe trovarsi di nuovo acefalo e senza dirigenti. Mentre 12 milioni di italiani sono al voto e pendono sei quesiti referendari di grande impatto. Borrè non si lancia in previsioni.

Tra i suoi collaboratori di studio si spiega però che “i presupposti per una nuova sospensione ci sono tutti” e che anzi “i vizi di illegittimità sono più numerosi in questo caso che in quello precedente”. Un anno fa quando Conte fu costretto a lasciare la guida del Movimento sebbene considerasse quella pronuncia del tribunale civile di Napoli irrilevante. Insomma, nel Movimento qualcuno comincia a pensare al Piano B, cosa fare se Conte fosse nuovamente sospeso dalla leadership del Movimento. Coincidenza vuole che in questo frattempo accadano le cose più disparate. E spiacevoli. Sicuramente sotto il profilo dell’affidabilità.

Il murales
La mattinata inizia male. Sulla pagina Facebook del tesoriere Claudio Cominardi compare la foto di un murales in cui la lupa simbolo di Roma con il viso di Mario Draghi è tenuta al guinzaglio dal presidente Usa Joe Biden. I gruppi parlamentari registrano un “forte imbarazzo”. “Conte lo chiami e glielo faccia rimuovere” dicono alcuni esponenti di primo piano. “Per Cominardi non vale la regola che bisogna sostenere il governo Draghi” aggiungono altri eletti mentre “noi abbiamo sempre votato la fiducia” superando le difficoltà, E chi non la vota, è il commento che rimbalza tra Camera e Senato, viene cacciato. Conte cerca di abbassare la tensione su Cominardi derubricando il caso: “Mi hanno detto che si tratta della foto di un murales, non diamo importanza”.

Luigi Di Maio non ci sta e definisce invece il post “inaccettabile”. “Noi come forza politica sosteniamo questo governo e questo Presidente del consiglio – scandisce il concetto il ministro degli Esteri – questo non è diritto di critica, è una cosa da cui bisogna prendere le distanze il prima possibile”. Con Di Maio si schiera Sergio Battelli, presidente della commissione per le Politiche dell’Ue alla Camera. “L’arte è da sempre un potente mezzo di comunicazione che però va usato a proposito, soprattutto dalla prima forza politica di questo Paese. Mi sfugge perchè una persona che ricopre un ruolo così delicato e primario all’interno del Movimento abbia sentito l’esigenza di pubblicarlo sui propri canali social”. Il caso è e resta aperto. Qualcuno, e non da ieri, ipotizza che i vertici 5 Stelle stia tramando per un Papeete bis, da consumare in autunno, in tempo per la campagna elettorale. Con l’aggravante che anche il paziente e tollerante – con le fughe in avanti grilline – segretario dem Enrico Letta definisce “particolarmente sgradevole e fuori luogo” la pubblicazione del post.

Il caso Giarrusso
Chi lo conosce racconta che Giarrusso stava maturando l’addio da parecchi giorni: le scelte politiche del Movimento, a cominciare dall’invio di armi all’Ucraina; la linea del governo Draghi – “insopportabili le critiche al bonus edilizio del 110%” –; la carenza della leaderhip di Conte che si è circondato di yes men”: tutto questo lo ha spinto a lasciare. Davanti ai microfoni di Coffee break, intervistato da Andrea Pancani, l’eurodeputato parla a ruota libera: “Da qualche tempo l’ufficio stampa del Movimento lavora per non farmi più andare in tv e tapparmi la bocca, vogliono mandare solo i loro nominati, quelli che controllano”; Conte è “praticamente introvabile, non risponde mai al telefono”; il nostro patrimonio che è “il voto del sud”, abbandonato a se stesso.

“Che gioco sta facendo Conte? I nostri elettori, quelli che ci hanno portato in Parlamento, ci accusano di averli dimenticati. E hanno ragione”. Conte la vede in maniera diversa, ovviamente. Ad esempio accusa Giarrusso di montare un caso perché “non è stato candidato in Sicilia come lui avrebbe voluto”. E di essere uno “sempre in cerca di poltrone” In effetti la ex Iena è volata a Bruxelles con la bellezza di 120 mila preferenze, un record per i 5 Stelle. Insomma, volano stracci. Pesanti. Finiranno per arrestarsi tra di loro?

Poche liste
Al di là degli insulti, contano i numeri. E i numeri dicono che il Movimento ha presentato liste proprie in 64 comuni su 978 che vanno al voto. Una percentuale residuale del 6,5%. Alle comunali del 2021, le prime dell’era contiana, le liste 5 Stelle erano state 103. Un crollo del 38%. Non è solo Giarrusso che si sta chiedendo cosa succede. Il Movimento corre in 18 capoluoghi su 26 al voto. Non è presente a Belluno, Como, Lucca, Monza, Oristano, Rieti, Verona e Parma che fu il primo comune conquistato dalle bandiere con le 5 Stelle.
Se è un caso, è la fotografia del fallimento e dell’implosione totale. Se è una strategia, Conte dovrebbe spiegare di cosa si tratta.