Beppe Grillo torna a farsi sentire e lo fa all’insegna della polemica, come il suo solito. Il fondatore del Movimento 5 Stelle si ‘occupa’ ancora una volta del conflitto in corso in Ucraina provocato dall’invasione delle truppe russe e lo fa dando spazio sul suo sito a Torquato Cardilli, diplomatico italiano ed ex ambasciatore in Albania, Arabia Saudita, Angola e Tanzania.

Un articolo, titolato “Due pesi e due misure”, ripropone il classico anti-atlantismo e anti-americanismo di stampo grillino, tirando in ballo un mare magnum di vicende, da Chico Forti al Cermis, fino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i suoi predecessori al Quirinale, oltre ai vari ‘inquilini’ di Palazzo Chigi.

È a loro che Cardilli si rivolge definendoli “incapaci” negli ultimi 20 anni “di pretendere tra alleati corretti il provvedimento di grazia presidenziale, accontentandosi di frasi di circostanza e della solita pacca sulla spalla. Al contrario il nostro Presidente della Repubblica è scattato sull’attenti più d’una volta di fronte alla richiesta di concedere la grazia a vari cittadini americani condannati da tribunali italiani con sentenza passata in giudicato”.

Al contrario per l’ex ambasciatore “soffriamo ancora, dopo 77 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, di una condizione di vassallaggio”.

L’obiettivo dell’articolo pubblicato sul sito di Grillo è quello di compiere un gigantesco “e allora la Nato-Onu-Stati Uniti”. Se infatti Cardilli scrive che la Russia con l’invasione dell’Ucraina “ha infranto il diritto internazionale violando con le armi i confini dell’Ucraina per seminarvi morti e distruzioni”, è altrettanto evidente per l’ex diplomatico di lungo corso che “di violazioni e veti è pavimentata la storia dell’ONU”.

La colpa? Ovviamente degli Stati Uniti. “La Russia (erede dell’URSS dal 1991) si è avvalsa del ”diritto di veto” in pochissime occasioni, mentre gli Stati Uniti vi hanno fatto ricorso decine di volte, nella maggioranza dei casi per bloccare risoluzioni di condanna per i propri misfatti e per le reiterate violazioni del diritto internazionale, della carta delle Nazioni Unite, delle raccomandazioni dell’Assemblea Generale, da parte dell’alleato Israele”, spiega l’ex diplomatico.

Così nel suo articolo si arriva a ripetere la propaganda del Cremlino sulle rivolte di Euromaidan del 2014, che portarono alla caduta del governo di Viktor Yanukovich, poi rifugiatosi proprio in Russia. Le proteste di piazza vengono definite “un colpo di stato” mentre il referendum per l’annessione della Crimea alla Russia, non riconosciuto dalla comunità internazionale e svolto durante una occupazione militare, viene così presentato: “Nel 2014 la Crimea ha proclamato la sua secessione e indipendenza dall’Ucraina prontamente riconosciuta dalla Russia che di lì a poco, per contrastare la reazione del governo di Kiev, divenuto anti russo con un colpo di stato, favorì l’organizzazione in Crimea di un referendum popolare di annessione”.

In questo minestrone ci finisce anche il Kosovo, con l’ardito paragone tra l’annessione della Crima alla “secessione indipendentista” del Kosovo “a danno della Serbia, la cui capitale Belgrado fu pesantemente bombardata dall’alleanza occidentale fino alla capitolazione. Allora nessuno in Occidente, a livello governativo o di informazione, si oppose alla durezza della devastazione”, scrive Cardilli.

La frattura nei 5 Stelle

Ma il lungo post pubblicato sul sito di Grillo testimonia ancora una volta la profonda spaccatura all’interno dei 5 Stelle, tra una linea governista e filo-atlantica rappresentata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e quella più barricadera del leader Giuseppe Conte, contrario all’invio di armi in Ucraina e desideroso di portare la questione in Aula per un voto politico.

Anche la scelta di ‘puntare’ sull’ex ambasciatore Cardilli è un chiaro esempio delle divisioni. Come sottolinea Il Foglio, il diplomatico di lungo corso in alcuni articoli pubblicati su ‘PoliticaPrima’ definiva Di Maio “un guaglione” e che a proposito della partita per il Quirinale il 2 febbraio scriveva che il “capitolo più penoso” della carriera politica di Di Maio “è scritto in questi giorni con i negoziati e i colpi bassi sotterranei per la rielezione del presidente Mattarella. Irrispettoso delle regole, credendosi ancora il capo del Movimento, ha manovrato nell’ombra, a latere o in modo non allineato con l’impostazione di Conte incontrando, secondo quanto riferisce la stampa, questo o quella candidata da Amato alla Moratti, dalla Casellati a Casini”.

Cardilli che era stato anche ‘utilizzato’ in altri occasioni da Grillo per trattare la politica estera: ad agosto 2021 il diplomatico scriveva della “fuga disonorevole da Kabul”; prima ancora Grillo aveva lasciato a Cardilli la difesa dalle accuse di aver ricevuto fondi neri dal regime venezuelano di Hugo Chavez, mentre nell’ottobre scorso era tornato al suo obiettivo preferito, il ‘nemico’ americano in un post dal titolo “Il cervo e il cavallo”.

Avatar photo

Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia