Per tutta la vita si è sentito il figlio imperfetto, per tutta la vita ci siamo riconosciuti nelle sue poesie che cantavano storie di vite impastate con il dolore, la rabbia, l’emarginazione, la dannazione.
Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole e la luce del giorno si divide la piazza tra un villaggio che ride e te, lo scemo che passa. Fabrizio De André le parole le aveva trovate per scrivere e descrivere quell’imbarazzo di stare al mondo che lui conosceva e che accomuna, quasi sempre, le persone molto intelligenti. Faber moriva l’11 gennaio 1999, lasciando orfana della sua poesia un’intera generazione.

Non sapevamo ancora che era immortale e che le sue canzoni sarebbero state la colonna sonora di tante epoche che non aveva conosciuto, ma anticipato perché la storia si ripete per tutti, i geni invece riescono a decifrarla a tagliarla a pezzetti e a spiegarla a chi genio non è. Fabrizio, nelle sue canzoni, aveva pensato proprio a tutti, si era messo i mocassini di un medico: Un sogno, fu un sogno, ma non durò poco. Per questo giurai che avrei fatto il dottore e non per un dio, ma nemmeno per gioco. Perché i ciliegi tornassero in fiore, perché i ciliegi tornassero in fiore. De André diventò anche chimico: Da chimico un giorno avevo il potere di sposar gli elementi e farli reagire, ma gli uomini mai mi riuscì di capire perché si combinassero attraverso l’amore affidando ad un gioco la gioia e il dolore.

Non al denaro, non all’amore né al cielo. A niente di tutto questo Fabrizio dedicava la sua poesia. Era per la gente come lui, che era in mezzo agli altri senza essere come gli altri. Cosa avrebbe pensato dei giorni odierni? Forse che non mi aspettavo un vostro errore uomini e donne di tribunale, se fossi stato al vostro posto… ma al vostro posto non ci so stare, se fossi stato al vostro posto… ma al vostro posto non ci sono stare. Mi piace pensare che nel cimitero dell’antologia di Spoon River oggi riposi anche Faber, eh no… per De André nessuna canzone, ha già detto tutto lui. Indimenticabile, irripetibile, immortale Fabrizio De André.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.