La Federazione Italiana Gioco Calcio sembra aver messo gli agenti dei calciatori nel mirino. È allo studio, infatti, un nuovo regolamento, su cui dovrebbe pronunciarsi il Consiglio Federale entro il primo ottobre, giorno in cui entrerà in vigore, sullo stesso argomento, il Regolamento Fifa. Ma la Federazione Italiana sembra voler applicare un trattamento economico, alle transazioni consumate dagli agenti, perfino peggiorative dello stesso regolamento Fifa che deve recepire per tempo e che già taglia le unghie agli agenti.
Circostanza, quella che il regolamento federale nazionale sia peggiorativo di quello dalla stessa Fifa dettato, che la Fifa stranamente ammette come possibile.
Per capirci, con il nuovo regolamento Fifa vengono introdotti limiti alle commissioni percepite dagli agenti. Se un agente assiste una società di calcio nella vendita di un calciatore, percepisce un massimo del 10% della cifra che la società incassa. Se assiste una società che acquista un calciatore, percepisce fino ad un massimo del 3% dello stipendio lordo pattuito fra calciatore e società che compra. Percentuali, queste, confermate dal Regolamento Fifa che entrerà appunto in vigore il primo ottobre.

Ma alla Figc pare che questo non basti. Troppa generosità, evidentemente. E quindi, il tavolo di lavoro studia una bozza di regolamento, da sottoporre al Consiglio Federale, assai peggiorativa di quella indicata dal Governo del calcio mondiale. Ci sono tutti: per Lega di A, anzitutto Claudio Lotito; per l’AIC gli avvocati Pacini e Miranda; per la Figc l’avvocato Gentile; i rappresentanti della Commissione Agenti Figc, il rappresentante della Lega di B, e ovviamente il Segretario Generale Marco Brunelli e l’avvocato Viglione, braccio destro del Presidente della Figc Gravina. Tutti, tranne chi rappresenta gli agenti e… il Coni.
Non solo: alcune Federazioni in Europa hanno già chiarito che non seguiranno il regolamento Fifa, altro che peggiorarlo. Ora, aldilà del giudizio di merito su agenti e federazioni varie, il dato di fatto è che la regolamentazione non sarà unitaria ne’ uniforme. E quali potrebbero essere le conseguenze di una stretta eccessiva e solo italiana? A naso, quelle classiche, assai penalizzanti, frutto della differenza tra proposte idealmente ispirate a sani principi, e loro concrete applicazioni nel mondo dove – giustamente – regna la legge del mercato.

È un po’ come se si mettesse un tetto agli agenti immobiliari. Vendi una casa in Italia? Prendi l’1%. La vendi in Albania, Grecia, Francia o Germania? Prendi il 4. Dove andrebbero a vendere case, gli agenti immobiliari, secondo voi? Applichiamo questo ragionamento al calcio e vediamo le possibili conseguenze. Con la serie A che ormai è un incubatore di giocatori promettenti che una volta formati ed esplosi, vanno a consacrarsi in altre leghe più ricche e blasonate, gli agenti italiani vorranno negoziare in un mercato libero anziché in uno con tetti meno remunerativi. Vale a dire: non porto il calciatore in Italia, perché’ se lo porto in Germania o Inghilterra, io guadagno di più e lui gode almeno dello stesso blasone. Ma così facendo, la serie A faticherà più di quanto non faccia già oggi ad attrarre campioni. Poi c’è la questione giovani italiani. Che, anche loro, verrebbero invogliati a scegliere l’estero come destinazione, giacche’ in Italia si limita il mercato di chi gestisce la loro carriera.
Infine, c’è una questione di sopravvivenza del mestiere: molte agenzie, private di incassi, chiuderebbero, o delocalizzerebbero. Oggi assumono in Italia, pagano tasse in Italia. Chiudessero, o si spostassero, sparirebbero flussi di denaro destinati all’erario.
Ripeto: senza entrare nel merito della vicenda, siamo sicuri che limitare, solo in Italia, la libertà economica di una categoria come quella degli agenti dei calciatori, sia una buona idea? O piuttosto non si rischia il boomerang di un mezzo che, inadatto al fine, colga invece quello di indebolire ulteriormente il bagaglio calciatori della Serie A, con questo impoverendo ancor di più il calcio italiano?