Le differenze
Pesante attacco alla Flotilla buona in Ucraina, non quella degli scappati di casa “maltrattati” da Israele e accolti come eroi
“Questa notte vi è stato un pesantissimo attacco russo in molte aree del paese e a Leopoli (Lviv) con droni, bombe a grappolo, missili da crociera x101 e ipersonici Kinzahl. Attorno al nostro convoglio pesanti e continue esplosioni, cielo illuminato a giorno, incendi e fumo e tantissimi colpi della contraerea. gli attacchi sono iniziati a Ovest di Kyev nell’Oblast di Zytomyr e seguiti a Rivne e soprattutto a Leopoli dove il treno si è fermato per due ore attendendo che si attenuasse il bombardamento ma siamo dovuti rimanere a bordo perché sia i militari che il personale del treno ritenevano più sicuro poter ripartire velocemente verso il confine”.
È questo il messaggio che ha inviato il mio amico Marco Bentivogli, portavoce insieme del Mean (Il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta) con Angelo Moretti e Marianella Sclavi. Il Mean, fondato pochi giorni dopo l’inizio dell’aggressione e a cui vi aderiscono 35 organizzazioni, era alla sua tredicesima missione umanitaria in Ucraina alla quale avevano aderito 110 attivisti da tutta Italia, ed era diretto a Kharkiv (in zona di guerra). Il convoglio ferroviario era partito il primo ottobre per fare rientro il 5 allo scopo di portare soccorsi a quelle popolazioni che da 1.320 giorni sono sottoposte a privazioni di ogni tipo sotto i massicci bombardamenti russi che puntano direttamente sui civili senza alcun preavviso di sgombero.
La partenza della missione era avvenuta lo stesso giorno (lo Yom Kippur) in cui in Italia si attendeva, con grande preoccupazione e struggimenti interiori, il momento in cui la Gestapo israeliana avrebbe abbordato (in violazione anche dei regolamenti condominiali) la Flotilla in navigazione per forzare il blocco navale col pretesto di trasportare a Gaza vettovaglie e medicinali, senza porsi un problema pratico importante, e cioè che su quelle “amate sponde” non c’era alcun molo dove attraccare e che pertanto nemmeno i portuali di Genova avrebbero potuto procedere a scaricare le merci. La missione era figlia di un dio minore; non era stata benedetta dal Cardinale Matteo Zuppi, anzi il suo collega il Patriarca Pizzaballa si era espresso così: «L’operazione della Flotilla non cambia la situazione del popolo di Gaza. Avrei evitato lo scontro»; Guido Crosetto non aveva inviato neppure un reparto di guardie forestali per proteggere i nostri connazionali; Antonio Tajani non aveva chiamato il collega Lavrov per raccomandare attenzione le più alte Autorità dello Stato non avevano rivolto al convoglio nemmeno quattro righe di augurio di buon viaggio.
Del resto non ne erano neppure informate, non perché fosse una missione clandestina, ma perché ai media non gliene poteva fregar di meno, visto che i cattivi non erano gli ebrei e i buoni i militanti di Hamas. Perché qualcuno si interessasse di loro (che in Ucraina aveva effettuato molte iniziative significative) si è reso necessario che rischiassero la pelle sotto una pioggia di droni e di missili piovuti a due passi dal treno al rientro della missione. Risulta che la Cgil abbia proclamato un minuto di sciopero simbolico? Che si sia mobilitata una scolaresca? Che i social abbiano espresso un apprezzamento? Neanche per idea. Basta scorrere i siti delle formazioni della sinistra politica e sindacale per constatare l’assenza di qualunque espressione di solidarietà. Magari qualcuno può aver pensato che “se la sono andata a cercare”.
C’è un aspetto, pero, che merita di essere sottolineato. I 110 attivisti del Mean se la sono vista brutta, ma i loro portavoce non se la sono data a gambe. I quattro parlamentari a bordo del naviglio si sono comportati come Francesco Schettino, ex comandante della Costa Concordia (il quale sta scontando una condanna definitiva a 16 anni di reclusione per diversi reati incluso l’abbandono della nave dopo il naufragio). I membri della “banda dei quattro” della Flotilla non solo si sono arresi subito alla Marina israeliana, consentendo che la loro imbarcazione fosse rimorchiata fino ad un porto sicuro, ma sono stati i primi a rientrare in Italia, quando, grazie al loro ruolo istituzionale potevano essere utili ai compagni di avventura, “maltrattati” dai perfidi israeliani che hanno persino osato umiliare Greta Thunberg, la pulzella del nuovo che avanza.
È quanto affermano in tutte le interviste gli scappati di casa, rilasciati e accolti negli aeroporti come eroi, nonostante che il senatore Marco Croatti intervistato all’arrivo abbia ammesso (non era stato contattato in tempo per fornire la versione concordata) di essere stato trattato bene e di aver sottoscritto una liberatoria in tal senso. Intanto, dopo le Marche, anche in Calabria si è avverata la profezia di Pietro Nenni: piazze piene, urne vuote.
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