È bastato un post, breve tra l’altro, per “scatenare l’inferno”. Lo ha scritto proprio la voce di Russel Crowe, e di altre centinaia di film, ne Il Gladiatore. “Ricorda: – ha postato sui social l’attore e doppiatore Luca Ward – si dice ‘piantare in Nasso’ NON ‘piantare in asso'”. Il post dell’attore e doppiatore in pochissimi minuti ha raggiunto migliaia di persone, come migliaia sono stati i commenti e le condivisioni.

Un fiume in piena, utenti sconvolti e divertiti, in tanti a chiedersi quale fosse la versione corretta. È esploso insomma un vero e proprio tormentone. Qual è la versione corretta allora? Prima di tutto bisogna tenere conto della lingua che cambia continuamente, nelle parole e nei modi di dire. Tutto si evolve e muta insomma, e questo caso non fa eccezione.

Il significato, innanzitutto: abbandonare qualcuno bruscamente, lasciarlo solo, anche in momenti di difficoltà. Da qui le varianti “rimanere” o “restare in asso”. La prima attestazione, ricostruisce l’Accademia della Crusca, si può rintracciare grazie al TLIO (Tesoro della Lingua Italiana delle Origini) al XIII secolo la prima attestazione nel testo anonimo bolognese intitolato Serventese dei Lambertazzi e dei Geremei. L’uso orale dell’espressione risalirebbe al Cinquecento almeno.

I linguisti discutono da anni della diatriba tra “asso” e “Nasso”. La seconda variante è attestata almeno dal secolo XVI. Deriverebbe dal mito greco di Arianna figlia del re di Creta Minosse. Arianna si innamorò di Teseo, lo aiutò a uccidere il Minotauro e a fuggire dal labirinto grazie al famoso filo di Arianna e infine scappò con lui. Arrivati a Nasso, l’isola più grande delle Cicladi, Teseo abbandonò però la donna, lasciandola lì triste e sola fino all’arrivo del dio Dioniso – le versioni del mito sono comunque diverse. Da qui l’espressione, ritrovata anche in letteratura. Poco verosimile la spiegazione etimologica che riconduceva invece alla nassa, lo strumento per catturare i pesci. Secondo alcuni vocabolari come il Zanichelli la forma “Nasso” è quella originale che perse la N nel parlato. La soluzione fonologica è infatti più complessa alla pronuncia.

Il dibattito insomma è aperto e la risposta una soltanto: si può dire, come conferma La Crusca, in entrambi i modi ed entrambi i modi non saranno errati. La vera origine ed etimologia dell’espressione resta ancora dibattuta e probabilmente tale resterà. I dizionari sincronici contemporanei riportano principalmente la forma “in asso”, che resta quella più comune e che deriverebbe dal gioco delle carte. La forma in “Nasso” è più spesso messa in discussione dai linguisti ma non errata.

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