In attesa dei risultati definitivi è stabile all’87,32% delle preferenze con lo scrutinio al 99,65%. Vladimir Putin può sorridere per il successo e brindare al suo quinto mandato. Rimarrà al potere fino al 2030, e se vorrà – dopo aver già modificato la Costituzione – anche fino al 2036. Un quarto di secolo che iniziò nel 1999 per poi proseguire con la rielezione del 2004, quando esaurì il limite dei due mandati consecutivi.

Alle sue spalle, nella pura formalità delle elezioni russe, Nikolaj Kharitonov, presidente della commissione della Duma di Stato per lo sviluppo dell’Estremo Oriente e dell’Artico, rappresentante del Partito comunista, con il 4,30% dei voti. Poi Vladislav Davankov, vicepresidente della Duma e membro di Popolo Nuovo, con il 3,82% dei voti, e Leonid Slutskij, presidente del Partito Liberal Democratico, con il 3,20% dei voti.

“Ora la Russia è più forte”, ha dichiarato Putin ringraziando i soldati al fronte. Nel suo discorso post-vittoria ha parlato del conflitto con la Nato che “Potrebb portare ad una terza guerra mondiale”. Poi per la prima volta ha citato la morte di Navalny, chiamandolo per nome respingendo le accuse di averlo ucciso e sostenendo che qualche giorno prima del decesso, nella sperduta prigione nell’Artico, aveva dato il ‘via libera’ allo scambio del dissidente con alcuni prigionieri russi in Occidente. “Sfortunatamente è successo quel che e’ successo”.

L’opposizione neutralizzata

Per Putin non contava soltanto vincere, ma era importante che le elezioni si trasformassero in plebiscito. L’affluenza alle urne alle elezioni presidenziali ha raggiunto il 73,33% alla chiusura dei seggi. “Solo voi, cittadini russi, determinate il destino della Patria. Non dovete semplicemente esprimere il vostro voto, ma dichiarare fermamente la vostra volontà e aspirazioni, il vostro coinvolgimento personale nell’ulteriore sviluppo della Russia” aveva detto lo Zar, per poi ricordare anche il voto “dei nostri combattenti al fronte, che dimostrano coraggio ed eroismo, difendono la madre patria e, partecipando alle elezioni danno un esempio a noi tutti”. Neutralizzata l’opposizione, senza neppure pubblicare un programma elettorale, il Cremlino ha trasformato le elezioni in un rito civico privo di alternative valide, invocando la necessità di una forte e unica leadership in un “contesto di costante minaccia da parte delle potenze occidentali”.

Il nuovo clan

Sarà anche il mandato della ricostruzione della sua cerchia di collaboratori, promuovendo una nuova generazione di leader fedeli e spregiudicati, mentre il cosiddetto “clan di San Pietroburgo” rimane saldamente al potere. Con le mani libere e una popolarità confermata, Putin ha carta bianca per perseguire le sue politiche interne ed estere senza ostacoli significativi, confermando così la sua posizione di dominio politico in Russia per un futuro prevedibilmente prolungato. E nella Russia del futuro un posto speciale sarà sempre riservato ai veterani del conflitto, con le posizioni guida nella pubblica amministrazione, nelle compagnie statali e nell’imprenditoria: lo ha chiamato “Il tempo degli eroi”. La parola fine spetterà all’Occidente.

Redazione

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