I fondi europei distribuiti grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) serviranno anche e soprattutto a rimettere in moto le macchine amministrative di quei comuni i cui ingranaggi sono del tutto bloccati. È questo il caso del Comune di Napoli. La pioggia di soldi che pioverà in più tranche su Palazzo San Giacomo dovrà servire alla stabilizzazione delle risorse precarie, all’assunzione di nuove e alla loro formazione e aggiornamento.
Non è un caso, infatti, che tra i criteri per la distribuzione dei soldi ci sia quella delle digitalizzazione dei servizi. Un passaggio di ammodernamento al quale l’Unione Europea ha dato molta importanza. E al quale l’Ue ha destinato ben 70 miliardi da mettere a disposizione delle amministrazioni locali. Risorse che in bilancio andranno alla voce “Competenze e capacità amministrativa”, due parole chiave basate sul principio di formazione del personale. Ma se uno dei parametri fondamentali affinché si possa usufruire dei finanziamenti, sono – appunto – la capacità e l’ottimizzazione della loro spesa (direttamente proporzionali alla validità dei progetti da presentare), a Napoli non possiamo dormire sonni tranquilli. Infatti, secondo un rapporto di Openpolis – i cui dati si riferiscono all’anno 2020 – il Comune di Napoli è risultato secondo soltanto a quello di Milano per i costi sostenuti per i propri amministratori pubblici.
L’amministrazione di Palazzo San Giacomo costa pro capite 70,39€. Il capoluogo lombardo stacca quello campano di soli 13,70€. Terza Firenze con 60,59€ (ma con due milioni di abitanti in meno rispetto alla Città Metropolitana Napoli). Queste spese sono inserite nel bilancio comunale alla voce “Servizi istituzionali, generali e di gestione”. Qui sono indicate tutte le spese relative all’amministrazione e al personale dedicato. Di conseguenza sono intesi i costi di assunzione, formazione e aggiornamento dei dipendenti. Andando nei dettagli, questa voce di spesa permette di visionare anche: quanto costa al comune di riferimento il fabbisogno del proprio personale e la gestione delle contrattazioni di quest’ultimo con gli organi sindacali. In particolare sono considerate le uscite riguardanti la sicurezza sul lavoro ma non quelle degli stipendi che sono associate ad un’altra voce del bilancio comunale: quello della spesa diretta per i dipendenti.
Ora, nonostante negli ultimi anni questi costi siano diminuiti, come è possibile che una macchina amministrativa così disastrosa come quella di Palazzo San Giacomo possa costare così tanto ai suoi contribuenti? Il Sindaco Gaetano Manfredi ha posto più volte l’attenzione proprio su questo aspetto: l’efficienza e l’efficacia della macchina amministrativa comunale. Sarà in grado la nuova amministrazione di invertire la rotta? È ormai più che necessario sviluppare un nuovo trend: proporzionare la spesa di bilancio rispetto ai servizi offerti. Ma l’obiettivo è abbastanza arduo da raggiungere. Il Comune di Napoli è uno di quelli con le tasse più elevate ma con servizi pubblici scadenti.
L’amministrazione è praticamente incapace di valorizzare il proprio patrimonio e di riscuotere i tributi. Non è una coincidenza che tale voce sia la più corposa tra quelle in perdita presenti nell’ultimo bilancio approvato in Consiglio. La riscossione è anche un elemento imprescindibile per il rispetto del “Patto per Napoli”. Un primo passo, per la ricezione di questi fondi, è stato rappresentato dai 54 milioni dei 1.3 miliardi dati alla città proprio grazie al “Patto”. Ma i soldi da soli non bastano. Affinché si inizi a camminare nella giusta direzione, sarà condizione fondamentale trovare le giuste risorse umane. Ovvero ricorrere a persone che abbiano la competenza e il know how necessari. Due caratteristiche scomparse da tempo dalle amministrazioni locali e delle quali, invece, avremmo assolutamente bisogno.
