L’assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Pierpaolo Baretta, se n’è subito lavato le mani. «Questa amministrazione ha iniziato la sua effettiva operatività nel mese di ottobre 2021, dunque il rendiconto è di un atto attribuibile alla gestione della precedente amministrazione. A noi compete solo la registrazione di atti, su cui la nostra incidenza è minima, indipendentemente dal giudizio politico che possiamo dare». E amen. L’occasione è la discussione in Consiglio della relazione sul rendiconto 2021.

Un atto dal quale emerge, in tutta la sua criticità, la situazione economica di Palazzo San Giacomo, e di riflesso quella dei napoletani. Se si considera che il disavanzo ammonta a 2,2 miliardi di euro e che la popolazione cittadina è di poco superiore ai 910mila abitanti, ogni napoletano ha un debito personale di circa 1.700 euro. In cambio di servizi scarsi o esistenti. Dal rendiconto emerge anche l’incapacità dell’amministrazione comunale, quella precedente con la bandana arancione. I riflettori si sono concentrati sulle tasse e sulle criticità relative a riscossione ed evasione. Il vero nodo, tuttavia, riguarda l’elusione, a partire dal settore della pubblicità, quindi delle tasse per affissioni pubblicitarie, contribuzioni per occupazione di suoli e altre contribuzioni con cui cittadini e imprese contribuiscono alle casse comunali. I dati contenuti nel rendiconto sono la sintesi di un disastro: riscosso un quarto di quello che si sarebbe dovuto riscuotere. Tanto da spingere l’assessore Baretta ad allargare le braccia e ammettere che bisognerà esternalizzare il servizio. Cioè rivolgersi ad una società esterna specializzata, quindi con competenze specifiche. Il bando di gara ci sarà a settembre molto probabilmente, con la previsione di iniziare il servizio a gennaio 2023.

Il nodo, dicevamo, è l’elusione. Tuttavia l’assessore si concentra sul problema evasione. «La dimensione del problema del recupero dell’evasione – afferma Baretta – è tale che il Comune, nel breve e nel medio periodo, non è in grado di risolvere e non abbiamo il tempo di aspettare, servono mezzi e risorse che vanno oltre la nostra disponibilità». Baretta annuncia tuttavia paletti: sarà esternalizzata solo la riscossione coattiva e non la volontaria che resta in campo al Comune. Intanto si alza la voce dell’opposizione. «Il bilancio consuntivo rappresenta la certificazione notarile di un dato: 9 anni di forte squilibrio finanziario, frutto di scelte politicamente e giuridicamente sbagliate. Il documento finanziario ci restituisce drammatiche verità e ci segnala situazioni critiche di cui dovremo tenere conto di qui a poco nel bilancio di previsione per invertire la tendenza», afferma Catello Maresca, consigliere comunale di opposizione durante il suo intervento nella Sala dei Baroni.

«I dati allarmanti sul debito e sulla incapacità della macchina amministrativa di rispondere alle esigenze dei cittadini ci rimanda agli obblighi che il Comune ha assunto con il Governo con il Patto per Napoli – aggiunge – . Per ora costatiamo ancora una situazione di forte disavanzo e riusciremo a coprire i 381 milioni di euro richiesti solo con fondi statali». Quanto alle entrate tributarie ed extratributarie, Maresca batte il pugno sui numeri della riscossione e sulle partecipate. «La riscossione si attesta rispettivamente al 69 per cento e al 25, un quarto cioè di quel che dovremmo riscuotere», dice. Quanto alle partecipate, «Abbiamo già segnalato una serie di criticità che si ripercuotevano sulla qualità dei servizi. Non è possibile che vi siano partecipate che non depositano tempestivamente il bilancio. Solo così potremo evitare perdite come quei 50milioni di euro del Pnrr per il risanamento della rete idrica, a cui la società partecipata pubblica Abc ha dovuto rinunciare».

Le spine nei conti comunali sono tali e tante. Si pensi ai siti culturali, per fare un esempio: si contano oltre 500mila euro di perdite. Si pensi al patrimonio immobiliare: su un totale di 83,4 milioni di euro in valore dei fitti delle case di proprietà del Comune risultano riscossi nel 2021 12.5 milioni di euro. Si pensi alle contravvenzioni: ci sarebbero dovuti essere 105,2 milioni di euro nelle casse comunali sotto questa voce in relazione a multe accertate nello scorso anno, se ne ritrovano appena 15,85 milioni. Se si considera un arco temporale più ampio, gli ultimi tre anni per fare un esempio, si calcolano multe non pagate per 745 milioni di euro. Con quei soldi altro che Patto per Napoli. Ci sarebbe futuro per Napoli.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).