Dagli appalti alla gestione del personale, per non parlare del bilancio: il Comune di Napoli è un disastro su ogni fronte. Fondazione Etica Milano ha realizzato un focus sui venti Comuni capoluogo di provincia chiamati alle urne ai primi di ottobre: un’analisi particolarmente importante ora che è arrivata la prima tranche di fondi del Next Generation EU e i Comuni sono tra le istituzioni chiamate a investirli. Ebbene, Palazzo San Giacomo si presenta a questo appuntamento con una macchina comunale sgangherata e conclude il decennio di amministrazione arancione senza raggiungere la sufficienza quasi in nessuno dei settori-chiave della cosa pubblica.

Il capoluogo campano ha il suo score più basso nell’area appalti (5 punti su 100) e in quella del bilancio (27 su 100). Fallimentare anche la gestione del personale che raggiunge appena 31 punti su 100. Negli appalti lo score si spiega con la non valutabilità di quattro indicatori su sei: il file contenente i dati relativi alle aggiudicazioni degli appalti è stato inviato all’Anac ma con esito “fallito”. Al netto di questo, il file mostra, in positivo, una bassa ricorrenza degli aggiudicatari negli affidamenti diretti e, in negativo, un’alta percentuale di appalti assegnati con affidamento diretto (77%), quindi senza gara. Basso risulta il livello di monitoraggio delle opere pubbliche, dunque negativo. Ancor più negativo è l’indice di tempestività dei pagamenti: pagando i fornitori con 396 giorni oltre la data di scadenza delle fatture, Napoli si colloca all’ultimo posto dei 109 Comuni capoluogo.

Dall’analisi degli indicatori di bilancio, Napoli risulta sopra la media per pressione finanziaria e con una bassa capacità sia di riscossione che di spesa. Alta, invece, e dunque negativa, la rigidità di spesa, soprattutto a causa di un alto livello di indebitamento che sfiora i 2.800 euro pro capite. Su questo Napoli sconta la cattiva gestione delle aziende partecipate che, negli anni, hanno accumulato debiti che poi sono stati consolidati nel bilancio del Comune. La conferma del disastro firmato de Magistris arriva alla vigilia della discussione in Consiglio comunale per l’ok al rendiconto 2020 e al Documento unico di programmazione 2021-2023, in programma oggi e domani. In caso di bocciatura, il Comune passerà nelle mani di un commissario: un’ipotesi tutt’altro che remota, visto che de Magistris è da tempo senza maggioranza in aula, ma gli accordi trasversali tra le forze politiche potrebbero ancora una volta salvare il sindaco uscente.

Il report di Fondazione Etica conferma le pessime performance offerte da Palazzo San Giacomo negli ultimi dieci anni e sperimentate dai napoletani sulla loro pelle. Basti pensare che il Comune ha certamente perso 50 milioni di euro di canoni pubblicitari e diritti delle pubbliche affissioni tra mancata riscossione e spese effettuate per la gestione dei relativi servizi. Somme che si aggiungono, nello stesso arco di tempo, ad altre decine di milioni di canoni di occupazione del suolo pubblico, di concessioni di aree mercatali e di altri tributi che Palazzo San Giacomo non è stato in grado di riscuotere. Un disastro senza precedenti. Anche il punteggio basso assegnato da Fondazione Etica per quanto riguarda la gestione del personale è presto spiegato. All’interno del Comune l’età media supera i 56 anni, il 44,38% dei dipendenti ne ha più di 60 (la maggior parte tra i 60 e i 64) e più del 45% ha un titolo di studio che non va oltre la licenza media.

Sfogliando il report realizzato da Fondazione Etica, però, si ha anche una sorpresa: il Comune raggiunge un risultato dignitoso, cioè 72 punti, nella gestione dei servizi. Possibile in una città come la Napoli di oggi? Sì: sul punteggio incidono positivamente l’offerta di servizi online e il numero di iniziative di rigenerazione urbana e di coinvolgimento dei cittadini. Il resto è un “fiorire” di trasporti flop, manutenzione pressoché azzerata, cura di parchi e giardini quasi inesistente, gestione dei rifiuti deficitaria. Non c’è che dire, un bel promemoria per il prossimo inquilino di Palazzo San Giacomo.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.