La madre delle tante narrazioni drogate dell’attuale sindaco di Napoli, quella su cui ha basato una propaganda politica lunga dieci anni, è la seguente: «Quando sono arrivato c’era la munnezza ai primi piani dei palazzi, ho risolto io l’emergenza rifiuti. Poi sono arrivati i turisti e Napoli si è trasformata ed è rinata». Ecco, è tutta qui la sua “cronaca rivoluzionaria”, un messaggio che, specialmente al di fuori di Napoli, passa e convince. Perché è un fatto temporale oggettivo: quando de Magistris non c’era, c’erano le montagne di rifiuti; quando de Magistris è arrivato, i rifiuti sono spariti. E nessuno, dico nessuno, glielo ha mai contestato come si deve, nessuno lo ha mai sbugiardato come meriterebbe. E una bugia, ripetuta mille volte, si sa, diventa verità.
Da una parte il centrosinistra non lo zittisce perché sa bene che non può ed è meglio non proferire parola sull’argomento. Le responsabilità di quanto accadde all’epoca sono ascrivibili a quella parte politica. Dall’altra il centrodestra, troppo spesso distratto e poco attento alla politica cittadina e da sempre all’opposizione in città, ne avrebbe da dire di cose in merito. Il governo di centrodestra di allora piazzò l’esercito a guardia del termovalorizzatore di Acerra per ultimarne la realizzazione. Come pure utilizzò ancora l’esercito per la discarica di Chiaiano, vista la legge che impose provincializzazione del ciclo dei rifiuti. Eppure, anche il centrodestra tace.
Successe invece – ed è questa la verità dei fatti – che, nell’agosto 2011, una sentenza del Consiglio di Stato permise di esportare di nuovo fuori provincia i rifiuti, che cambiarono anche tipologia grazie ad alcune modifiche degli Stir. L’apertura della terza linea del termovalorizzatore fece il resto insieme con la possibilità di liberare facilmente la città dai cumuli grazie alla scarsa produzione ad agosto. Le famose navi per l’Olanda, tanto decantate da farle sembrare la soluzione al problema, partirono in un periodo successivo e trasportavano appena 1.200 tonnellate di indifferenziato a settimana. Niente rispetto alla produzione totale.  Quello enorme invece, fu il costo economico di un’operazione di facciata, ottima per le telecamere ma pessima per le tasche dei cittadini.

De Magistris ha avuto quindi la fortuna di una coincidenza, di essere stato eletto in un momento in cui altri rimediavano e risolvevano la tragedia dell’emergenza rifiuti, avendo l’abilità di autoassegnarsene i meriti. I turisti ritornarono quindi a Napoli e aumentavano sempre di più, ma sempre per motivi estranei all’azione amministrativa del Comune. Una piacevole novità comune a tutte le città d’arte: boom dei social media, dei voli low-cost, dei bed and breakfast, dei menu economici e dal cibo da strada a poco prezzo. A questo si è aggiunto il pericolo attentati che ha agevolato l’Italia, da sempre al riparo delle stragi del terrorismo internazionale. Opportunamente il sindaco non spiega mai “come” avrebbe risolto l’emergenza rifiuti, non spiega mai in che modo, semplicemente perché non è vero. Peraltro l’emergenza fu provinciale, regionale, non solo di Napoli.

De Magistris, infatti, non sa cosa rispondere quando si ferma il termovalorizzatore e ricompaiono i cumuli che – va detto – benché in misura minore, non sono mai spariti del tutto in una città che resta sporca e mal tenuta. Qualcosa poteva fare per i rifiuti e lo promise in campagna elettorale: il 70% di raccolta differenziata e tre impianti di compostaggio. Dopo dieci anni chiudiamo il 2020 con appena il 34,5% di differenziata e dei tre impianti nemmeno l’ombra. Comunque, quei turisti che sono arrivati a Napoli non grazie al sindaco, hanno trovato le bellezze della nostra città ma non hanno trovato i servizi che dovrebbe garantire l’amministrazione. Il Comune, il sindaco, avrebbe dovuto occuparsi  della riqualificazione di Bagnoli, di Napoli Est, di Napoli Nord, del centro storico, di raccolta differenziata, dello spazzamento e della pulizia delle strade, della riparazione delle buche stradali, della potatura degli alberi, della manutenzione dei parchi e dei giardini, degli impianti sportivi, della lotta allo smog, l’illuminazione stradale, i cimiteri, il funzionamento degli uffici comunali, l’assistenza alle persone con disabilità, la pianificazione urbanistica, la manutenzione delle scuole, la lotta alla dispersione scolastica, il traffico e la mobilità, della buona tenuta dei conti e così via.

Invece de Magistris, in questi dieci anni di pura demagogia, si è “venduto” ciò che era ed è già nostro: la bellezza naturale e monumentale. E nel mentre lo faceva propinava, forse per distogliere l’attenzione dei media, una serie di sciocchezze: dalla moneta napoletana alla flotta navale per salvare i migranti, passando per il referendum per l’autonomia a “Napoli capitale mondiale dei trasporti” e candidata alle Olimpiadi, per finire con il reddito minimo da 600 euro al mese per tutti i residenti. L’unica consolazione è quella di essere finalmente giunti alla fine di questa triste esperienza che, però, si sta “trasferendo”, con gli stessi toni e la medesima narrazione rivoluzionaria, in un’altra terra: i calabresi se ne accorgeranno in tempo?