Davanti alla telecamere di Rainews24, Luigi de Magistris è stato chiaro: «La transizione ecologica e un altro mondo sono possibili se oggi si cambia completamente rotta». Così il sindaco di Napoli ha annunciato l’invio del documento elaborato dall’amministrazione comunale ai ministri delle principali economie mondiali, attesi oggi a Palazzo Reale per il G20 dedicato ad ambiente, clima ed energia. L’esatto contenuto del documento non è ancora noto, ma c’è da scommettere che il primo cittadino abbia dimenticato di inserirvi le “straordinarie performance” offerte dalla sua amministrazione proprio sul fronte dell’ambiente. Due sono i dati più significativi.

Nel 2011, dopo soli due mesi di governo, il sindaco assicurò che la raccolta differenziata avrebbe ben presto raggiunto la soglia del 70%; a dieci anni da quelle mirabolanti promesse, però, Napoli si avvicina a stento a metà dell’obiettivo. Non solo: l’ultimo Rapporto Rifiuti, stilato e diffuso da Confcommercio ad aprile scorso, assegna non più di due punti, in una scala da uno a dieci, alla gestione dell’immondizia garantita dall’amministrazione partenopea. Un servizio pessimo, dunque, per il quale i napoletani sono paradossalmente costretti a pagare le tariffe più alte in Italia: basti pensare che i titolari di un albergo senza ristorante versano al Comune circa 10,30 euro al metro quadrato, mentre quelli di Milano non devono sborsare più di 4,80 euro, cioè meno della metà.

Nelle scorse ore si è aggiunta l’ennesima beffa per i napoletani che vivono nei quartieri a ridosso della zona in cui si terrà il vertice: un’ordinanza firmata proprio da de Magistris impone loro di trattenere i rifiuti indifferenziati nelle case e nei negozi fino a quando il normale servizio di raccolta non sarà ripristinato, cioè fino a sabato. Negli anni il sindaco ha tentato di giustificarsi in vario modo, puntando il dito contro l’insufficienza di fondi, contro i turisti “sporcaccioni” e persino contro la pioggia, “rea” di aver ingrossato i sacchi di spazzatura depositati in strada. In realtà, la sua responsabilità politica è evidente: è stato lui a sottovalutare il problema mai risolto della gestione dei rifiuti, a far credere di poter mantenere pulite le strade portando la raccolta differenziata a livelli mai visti in città, ad aver chiesto e ottenuto che la spazzatura prodotta dai napoletani fosse smaltita all’estero a cifre blu, a essersi opposto alla realizzazione degli inceneritori senza però essere capace di offrire una soluzione alternativa.

A Napoli, dunque, serve una nuova politica ambientale che parta dalle esigenze più elementari dei cittadini: efficiente raccolta differenziata, puntuale spazzamento delle strade, ma anche potatura degli alberi e manutenzione dei giardini se è vero, come ha opportunamente osservato Benedetta de Falco sulle pagine del Mattino, che un albero di medie dimensioni piantato in città “divora” dai dieci ai venti chili di anidride carbonica l’anno oltre a valorizzare il paesaggio. Tutto ciò serve molto prima arrivare alla “svolta green” delle attività produttive che l’Unione europea ha inteso finanziare attraverso il Recovery Fund. È anche su questo che devono concentrarsi gli sforzi dei candidati a raccogliere la pesante eredità dell’amministrazione de Magistris. Dal prossimo sindaco i napoletani attendono anche una gestione dei rifiuti efficiente, efficace e, soprattutto, priva di quella demagogia spicciola che per dieci anni ha sfregiato la città.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.