Non c’è che dire, Catello Maresca e Gaetano Manfredi non resistono alla retorica delle liste pulite. Lo dimostra la polemica scatenatasi dopo la presentazione ai Azzurri per Napoli, una delle formazioni che sosterranno il candidato di centrosinistra alle prossime elezioni. L’ispiratore della compagine è Stanislao Lanzotti, consigliere comunale di centrodestra che qualcuno, dalle parti di Forza Italia, ha recentemente bollato come «rifiuto» perché coinvolto in un’inchiesta su un presunto voto di scambio. «Garantisco io su Lanzotti», ha assicurato Manfredi per mettersi al riparo dagli strali degli avversari. Tentativo non riuscito, visto che il suo sfidante di centrodestra lo ha duramente criticato: «Garantisco io? E chi garantisce per te? Ormai siamo alla farsa assoluta», ha detto Catello Maresca ricordando come Manfredi abbia beneficiato della prescrizione nel processo per il crollo delle abitazioni che nel 2009 furono messe a disposizione dei terremotati aquilani. Dopodiché il candidato sindaco di centrodestra ha proposto allo sfidante di incontrarsi «da soli» e con l’obiettivo di fissare «le regole per una campagna elettorale sana, pulita e lungimirante».

La retorica delle liste immacolate non nasconde né cancella le contraddizioni sul tema del garantismo in cui cade tanto Manfredi quanto Maresca. Il primo non ha alcuna remora a garantire per Lanzotti, il cui nome non figurerà nemmeno tra quello dei componenti di Azzurri per Napoli, e a fare generiche professione di garantismo. Dimentica, tuttavia, di aver dato vita a un comitato di tre saggi, tra i quali spicca l’ex pm Aldo De Chiara, chiamati proprio a vagliare la posizione di ciascun aspirante consigliere comunale. Come se il garantismo valesse per Lanzotti (giustamente, per carità) e non per quanti sono pronti ad accettare una candidatura in altre liste.

Ma dalle contraddizioni non si salva nemmeno lo sfidante di centrodestra. Che il garantismo non albergasse più da queste parti era ormai chiaro. Ora, però, da buon pm, Maresca va oltre e chiede provocatoriamente chi possa assicurare la trasparenza della posizione di un “prescritto” come Manfredi. Si tratta di un ragionamento pericoloso, tale da indurre chiunque a porsi una domanda: se ciascun candidato necessita di qualcuno che gli assegni una “patente di integrità e purezza”, chi lo farà per Maresca oltre che per tutti i suoi sfidanti? Aver svolto la carriera di magistrato, magari per decenni e con buoni risultati, è condizione necessaria e sufficiente per essere considerati “illibati”? Questo ragionamento porta a due visioni distorte. La prima è quella per la quale ciascun candidato necessita di una legittimazione ulteriore e diversa rispetto a quella derivante dal voto degli elettori e a quella sancita dalle leggi. La seconda è quella per la quale un magistrato può permettersi il lusso di sindacare l’integrità e la purezza degli altri anche quando ha temporaneamente accantonato la toga per dedicarsi alla politica.

Insomma, le contraddizioni di Manfredi e Maresca, soprattutto su un tema cruciale come quello garantismo, sono forti. Perciò a entrambi rivolgiamo una preghiera: anziché la questione morale, come suggerito ieri dal pm, mettano al centro della campagna elettorale sì la trasparenza, ma anche e soprattutto le idee per ricostruire la città. Perché Napoli è stanca della retorica, inclusa quella sulle liste pulite.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.