Arriva il primo sì del Governo a una norma per salvare la città di Gaetano Manfredi e tutti i capoluoghi delle città metropolitana che, come Napoli, hanno l’acqua alla gola. Il Governo ha stanziato una cifra totale di 2,6 miliardi per i prossimi 20 anni (2022-2042). Arriva una scialuppa di salvataggio quindi per i grandi Comuni in difficoltà finanziarie, ma solo a patto che diano prova di una buona amministrazione. Non una pioggia di denaro ma a quanto pare una soluzione più razionale che gli enti dovranno meritarsi sul campo, ovvero amministrando con rigore. A Napoli dovrebbe andare la metà delle risorse, circa 1,3 miliardi di euro. Una cifra che rappresenta un buon inizio ma non di certo quel “Patto” promesso da Pd e Movimento 5 Stelle prima della candidatura, e sbandierato nel corso dell’intera campagna elettorale, all’attuale sindaco Gaetano Manfredi.

Sfumati anche i due emendamenti presentati dai Dem e dal partito pentastellato per salvare le casse dissestate dell’amministrazione partenopea. Alla fine prevale la linea del premier Mario Draghi, ribadita in realtà da mesi: nessuna legge speciale ma aiuti a tutte le amministrazioni in difficoltà. Il Governo chiede impegni precisi in cambio dei finanziamenti: incremento dell’addizionale Irpef e di una addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale per passeggero, incremento della riscossione delle entrate, aumento dei canoni di locazione e di concessione del patrimonio immobiliare e razionalizzazione delle società partecipate. Il sindaco Manfredi incassa, prova a mostrarsi soddisfatto (anche perché non può fare altrimenti), non esclude ricadute nelle tasche dei cittadini e chiude, per il momento, alle privatizzazioni: «Ci sarà sicuramente un impegno della città perché se il Governo dà un contribuito così importante anche la città deve fare la sua parte: non possiamo avere un sostegno senza alcun impegno e dunque faremo quello che dobbiamo». Poi definisce i due obbiettivi principali: «La cosa fondamentale su cui dobbiamo agire è valorizzazione patrimonio e intervento su riscossione».

Inevitabile l’aumento delle tasse per i cittadini partenopei così come anticipato già qualche settimana fa dall’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta, che è stato l’ambasciatore di Manfredi nei palazzi del Governo a Roma. Lo stesso Baretta, tuttavia, si mostra soddisfatto del contributo ventennale di 1,3 miliardi e non torna sulla questione relativa all’aumento dei tributi. «Abbiamo ottenuto un risultato che rappresenta una vera svolta. Questo accordo, frutto di un lungo e complesso negoziato che ci ha visto impegnati sin dall’insediamento e che ha trovato nel Governo un interlocutore attento ai nostri problemi, apre una nuova strada nella gestione del debito dei Comuni in difficoltà e ci consente di guardare con ottimismo al futuro».

Per l’assessore si tratta di «un inizio valido per poter ripartire e finalmente riorganizzare il bilancio comunale. Ora spetta a noi fare la nostra parte, migliorando i servizi da garantire ai cittadini, allargando la platea dei contribuenti, valorizzando il patrimonio e riorganizzando il funzionamento del Comune e delle società partecipate», vero tallone d’Achille delle precedenti amministrazioni. Prova a vedere il bicchiere mezzo pieno Valeria Valente, senatrice del Pd e firmataria di un emendamento Salva Napoli bloccato in commissione Senato: «Un provvedimento che determina le condizioni affinché la sfida del buon governo possa essere giocata fino in fondo dalla nuova amministrazione». Poi la stoccata all’ex primo cittadino: «Un intervento che rappresenta l’esatto contrario di quanto reclamato dall’ex sindaco de Magistris, il quale pur ricevendo per anni aiuti non ha mai neppure avviato percorsi virtuosi di risanamento finanziario».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.