Martedì nero quello vissuto ieri dal Comune di Napoli. I numeri in rosso di Palazzo San Giacomo farebbero perdere la testa anche al matematico più brillante del mondo, non c’è niente da fare: i conti non tornano e i toni trionfalistici e gli annunci roboanti hanno già lasciato spazio a dietrofront e proclami decisamente più dimessi, oltre che alla solita supplica al governo centrale. Nonostante i numeri tutt’altro che in ordine, il bilancio consolidato è stato approvato (con 30 voti a favore, 7 contrari e 2 astenuti), ma era un atto dovuto, un passaggio fondamentale per permettere all’amministrazione retta da Gaetano Manfredi di iniziare a lavorare e soprattutto ad assumere personale.

Tra gli astenuti Antonio Bassolino mentre ha votato «sì» Alessandra Clemente (era il Bilancio dell’amministrazione di cui ha fatto parte). Ha votato contrariamente l’opposizione di centrodestra guidata dal magistrato Catello Maresca che ha motivato il «no» spiegando che «il nostro voto è basato su valutazioni e concetti che fanno sentire l’opposizione che rappresento delusa e preoccupata. Pur vero che con molta probabilità si tratta di un atto formale, ma vi sono delle situazioni e questa è una di quelle in cui la forma è sostanza». I guai sulla scrivania del sindaco sono sempre gli stessi: le società partecipate del Comune che hanno prodotto solo danni (alcune delle quali hanno omesso la trasmissione delle informative contabili), la mancanza di personale e un debito di cinque miliardi di euro. Su tutto pesa l’illusione del Patto per Napoli che ha lasciato il sindaco sprovvisto di un piano B: da quando è stato eletto spera solo nei fondi che Roma dovrebbe spedire.

«I numeri sono chiarissimi – ha ricordato nuovamente Manfredi – e abbiamo uno squilibrio di spesa corrente molto importante di alcune centinaia di milioni. È chiaro che senza un intervento straordinario è molto difficile rimettere in piedi il bilancio». Manfredi ha continuato a invocare un intervento del Governo, azzardando «dobbiamo fare noi sulla riscossione e sulla gestione del patrimonio». Ce la farà? Visti i numeri appare un’impresa al quanto impossibile. Più realistica e tutt’altro che incoraggiante la relazione presentata dall’assessore al bilancio Pierpaolo Baretta. «Il documento, redatto dalla Giunta precedente lo scorso settembre, non era stato portato in aula e dunque il Consiglio comunale è chiamato ad approvare il testo» ha specificato Baretta prima di concentrarsi sulla gestione delle società partecipate del Comune.

«Ci sono partite non simmetriche dovute all’omessa trasmissione delle informative contabili da parte di alcune partecipate e a una mancata azione dei servizi addetti al ramo per definire le singole partite controverse – ha spiegato Baretta – I disallineamenti, sostengono i Revisori, non alterano l’equilibrio finanziario perché sono stati accantonati fondi specifici, ma la mancata informativa (solo Elpis, Terme di Agnano e Napoli Holding le hanno trasmesse) ha determinato i disallineamenti, circostanza su cui gli stessi Revisori – ha concluso l’assessore Baretta – hanno invitano ad applicare la legge che prevede, in questi casi di inadempienza, la rimozione dell’organo di governo partecipato inadempiente».

Una situazione da risolvere in fretta, non si sa come, per il momento il sindaco non ha intenzione di aprire ai privati. «Cambio ai vertici delle partecipate? è uno dei temi che stiamo affrontando ma – ha sottolineato – voglio tranquillizzare i lavoratori. Noi dobbiamo parlare di efficientamento, non c’è nessuna ipotesi di privatizzazione in questa fase. Ora dobbiamo solo lavorare, il resto sono solo parole». Speriamo allora di non dover sentire sempre le stesse parole, travestite da lamentele.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.