Che con il virus avremmo dovuto imparare, in qualche modo, a convivere era ormai chiaro. Eppure, la prospettiva che si immaginava era di qualche mese non certo di anni, come invece suggerisce uno studio pubblicato su ‘Science‘ da alcuni ricercatori, guidati da  Stephen M. Kissler dell’Harvard T. H. Chan School of Public Health di Boston (Usa), i quali prevedono una coesistenza forzata e ciclica con il virus fino al 2025.

Gli scienziati hanno elaborato, incrociando i dati finora raccolti sul Sars-CoV-2 con i paradigmi di stagionalità di altri coronavirus, possibili scenari basati su calcoli matematici da qui ai prossimi cinque anni. La prima prospettiva emersa riguarda la correlazione tra diffusione del virus e misure di distanziamento social. Gli studiosi prevedono un andamento ciclico: il contagio tornerà a diffondersi quando le misure di distanziamento sociale saranno revocate. Per questo motivo, infatti, potrebbe essere necessario prevedere forme di quarantena intermittente che impediscano al virus di diffondersi velocemente, soprattutto in inverno.

Così come avviene per altri virus, la trasmissione aumenta in autunno e, senza adeguate misure di contenimento, potrebbe portare a una massiccia epidemia invernale, che inevitabilmente si aggiungerebbe all’influenza stagionale gravando sul sistema sanitario nazionale.

Senza farmaci adeguati e, soprattutto senza un vaccino, sarà fondamentale capire come funziona l’immunità al virus utilizzando i test sierologici.

“In assenza di tali strumenti – spiegano i ricercatori – potrebbe essere necessario mantenere la sorveglianza e il distanziamento intermittente (o il distanziamento prolungato se è altamente efficace) nel 2022, il che comporterebbe un onere sociale ed economico sostanziale. Limitare nel tempo l’epidemia di SARS-CoV-2 e garantire un’adeguata assistenza ai malati critici, aumentare le capacità di terapia intensiva e sviluppare interventi aggiuntivi sono priorità urgenti. Nel frattempo, sono necessari test sierologici per comprendere l’estensione e la durata dell’immunità alla SARS-CoV-2, che aiuterà a determinare le dinamiche post-pandemiche del virus”.

 

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