Da Leopoli, la città dove la guerra non è ancora arrivata ma dove ci si prepara. Radio Rai sul campo, come non era mai successo. Oggi lunedì 7 marzo, durante tutta la giornata, le edizioni principali del giornale radio del canale 1 saranno trasmesse in diretta dall’Ucraina in guerra. Leopoli è una città nell’ovest del Paese, al confine con la Polonia, dove a centinaia di miglia sono arrivati e continuano ad arrivare anche nelle ultime ore. Non era mai successo che un giornale radio fosse trasmesso in diretta da una zona di guerra, o comunque non dal territorio italiano.

“Abbiamo pensato che fosse importante portare in Ucraina, non solo simbolicamente, il Gr1, il giornale radiofonico del servizio pubblico della Rai, e trasmettere da lì, nonostante le difficoltà, per dare un segno di vicinanza alla popolazione assediata e come ferma scelta di campo a favore della libertà e della democrazia”, aveva anticipato il direttore di Rai Radio1 e dei giornali radio

Oltre un milione e mezzo di persone sono uscite dall’Ucraina. Leopoli è una delle porte per scappare dalla guerra propagandata dal Presidente della Russia Vladimir Putin come un’operazione per “smilitarizzare” e “denazificare” il Paese. Avevano fatto il giro del mondo ieri gli scatti di un fotografo freelance portoghese della statua del Gesù Cristo Salvatore, di epoca medievale, della cattedrale armena di Leopoli messa in salvo in un bunker. Un’altra immagine simbolo della tragedia in corso in Ucraina. La squadra Rai è composta dai tecnici Massimiliano Savino e Massimo Vasciaveo, il giornalista Paolo Salerno e la giornalista e inviata di Esteri Azzurra Meringolo.

“Siamo nella città sospesa, Leopoli. Una città che prega per la pace. Radio 1 Rai vi porta qui, nel Paese ferito che tra mille difficoltà si oppone all’invasione russa. Siamo in onda da un luogo simbolicamente importante, dal palazzo della regione del governatore di Leopoli. E ciò basterebbe già per rendere speciale questo notiziario”, ha detto Paolo Salerno. “Ci sono dei momenti in cui non bastano le cose ordinarie. Stiamo raccontando da tanti giorni questa guerra ma abbiamo pensato che serviva qualcosa di più, un atto di vicinanza chiara, forse ardito, sicuramente eccezionale. Di servizio pubblico, accanto a un popolo invaso”, le parole di Vianello.

È una città piena di tensione, e soprattutto piena di fuga, di fuga di profughi. Fiumi di persone. Tante donne tantissimi bambini. I bambini che piangono, giocano, perché giocano sempre i bambini, ma che soprattutto guardano quello che sta succedendo. Anche solo per loro raccontare da vicino questa guerra valeva la pena. Oltre ad altre cose che si chiamano: civiltà, democrazia e libertà. Leopoli è oggi il principale e forse ultimo baluardo di libertà di questa terra”, ha spiegato ancora Vianello. Giusto qualche spunto di riflessione per tutti quegli ascoltatori che hanno accusato la rete di aver perso l’equidistanza e l’imparzialità con questa scelta. Come se in questa storia non ci siano un aggredito e un aggressore, un invaso e un invasore.

 

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.