Parlare con i cittadini e spiegare loro le ragioni del Sì alla separazione delle carriere dei magistrati, soprattutto perché, trattandosi di un referendum che non prevede il quorum, sarà importante coinvolgere il maggior numero di persone possibile. È questo il messaggio lanciato dai membri del Comitato Sì Separa della Fondazione Einaudi, che questa mattina apriranno a Napoli il loro tour per l’Italia promosso per confrontarsi con i cittadini sui contenuti della riforma Nordio e convincerli a votare a favore del provvedimento, al referendum di marzo.

La campagna referendaria partirà, dunque, dalla città nella quale il magistrato Nicola Gratteri, frontman del No, è Procuratore capo. Una scelta, assicurano dal Comitato, tutt’altro che casuale. L’appuntamento è alle 11:00 nella Sala Galasso della Società Napoletana di Storia Patria dove si riuniranno il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, il presidente del Comitato Sì Separa, Gian Domenico Caiazza, l’ex magistrato Antonio Di Pietro e il segretario generale della Fondazione Einaudi, Andrea Cangini, con la giornalista di La7 Gaia Tortora a moderare il dibattito.

“Sono favorevole alla riforma Nordio perché credo nel rafforzamento delle garanzie e in una giustizia più equilibrata. È una convinzione che nasce anche dalla mia storia personale”, spiega la figlia di Enzo Tortora. “Allo stesso tempo”, aggiunge, “spero in un confronto serio e non polarizzato: sostenere una riforma non significa aderire in modo acritico all’operato di un governo. Moderando l’iniziativa del Comitato della Fondazione Einaudi, proverò a favorire proprio questo tipo di dibattito”. Al convegno sono previsti anche gli interventi del professor Vincenzo Maiello, che insegna Diritto Penale all’Università Federico II, del presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli, Carmine Foreste, del presidente della Camera Penale di Napoli, Marco Muscariello, del referente per la Campania della Fondazione Einaudi, Ugo de Flaviis, e del direttore de L’Europeista, Pier Camillo Falasca.

Il guanto di sfida è lanciato. Proprio il Procuratore Gratteri, nei giorni scorsi, a margine di una conferenza stampa convocata per illustrare un’operazione contro le truffe agli anziani, aveva ribadito: “Dire No alla riforma serve ai cittadini, serve a difendere l’indipendenza della magistratura. Un domani, avere un Pm che dipende dal Ministero favorirà solo i potenti”. Quello della sottoposizione del Pm all’esecutivo è un tema più volte sbandierato dal fronte del No, eppure chi oggi è convinto della bontà della riforma continua a far notare che il principio costituzionale di autonomia e indipendenza della magistratura non è stato, giustamente, toccato dalla legge approvata dal Parlamento e che, se questo governo o i prossimi vorranno in futuro assoggettare il Pm al Ministero della Giustizia, dovranno inevitabilmente passare da una nuova legge costituzionale. Dunque, un rischio che al momento non sembra esistere.

“In tutte le democrazie contemporanee le carriere in magistratura sono separate. L’eccezione siamo noi insieme a Turchia, Bulgaria e Romania. Un elemento su cui bisognerebbe riflettere con attenzione”, sottolinea l’avvocato Caiazza. “Se al referendum di marzo passa la riforma, ad avere problemi non saranno i cittadini o i magistrati, la cui autonomia era e resta garantita in Costituzione all’articolo 104, ma l’Anm e le sue correnti perché perderanno potere. Ciò che temono non è tanto la separazione delle carriere, quanto il sorteggio per l’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura”.

Marco Cruciani

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