In una intervista a Carla Arachi sul Corriere della Sera, l’economista Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano, si schiera a favore del salario minimo, ma con un “ma” grande quanto una casa.

Nell’intervista spiega con poche battute perché è d’accordo con la fissazione di un salario minimo per i lavoratori: “Una legge sul salario minimo ce l’hanno tutti i Paesi più avanzati, in qualche modo quindi noi rappresentiamo un’anomalia”. Sulla soglia dei 9 euro non ha dubbi: “Tenendo conto che di salario minimo si è cominciato a parlare un anno e mezzo fa e che in mezzo c’è stata parecchia inflazione, se forse un anno e mezzo fa si poteva dire che era un po’ alta ora mi sembra adeguata”.

Il problema che vede l’economista lombardo è ben altro: è il fatto che la proposta di legge sottoscritta da Partito Democratico, dal Movimento 5 Stelle, dagli altri partiti di sinistra-sinistra ed incredibilmente pure da Azione preveda l’istituzione di un fondo pubblico a partire dalla finanziaria 2024 per accompagnare le aziende nell’aumento dei salari minimi ai propri lavoratori. Su questo punto Cottarelli è netto: “Non ha senso che lo Stato ci metta dentro i soldi pubblici, non capisco la logica”.

Eh sì, perché in continuità perfetta con la logica del “graduidamente” di Giuseppe Conte e dei suoi sodali, è vero che con questa proposta di legge, qualora approvata, verrebbe fissato il salario minimo, ma lo si farebbe sulle spalle dello Stato e conseguentemente dei contribuenti. In barba ad ogni residuo di cultura liberale.

Redazione

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