Cinquecentosessanta vittime
Sant’Anna di Stazzema luogo dell’anima e del ricordo: 79 anni fa l’orrore nazista
Cinquecentosessanta. È davvero un numero impressionante da ripetere. Ma ce n’è un altro che forse fa più ancora male al cuore: centotrenta. Sono rispettivamente il numero dei morti dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema e quello dei bambini uccisi dai nazisti la mattina del 12 agosto 1944. Un piccolo paesino dell’entroterra della Versilia, arrampicato sui monti e circondato da boschi, dove molti erano sfollati per trovar riparo dalla follia della guerra, raso al suolo.
E così, mentre la Versilia ogni estate si avvicina, pigra di giorno e pimpante di notte, alle celebrazioni del ferragosto, c’è un posto dell’anima che in mezz’ora d’auto dalle spiagge si può raggiungere. Sant’Anna di Stazzema è un luogo certamente del ricordo di quanti sono stati trucidati, della pena per bambini cui è stato tolto il domani, dello sdegno per la crudeltà dell’eccidio, della rabbia per le successive difficoltà ad avere giustizia, della certezza sulla necessità di combattere contro ogni assolutismo. Sant’Anna è certamente tutto questo. Ma è anche un luogo dell’anima.
Quando sali d’estate per quelle strette strade che ti portano lassù in quello che altrimenti sarebbe un luogo fatato, ti fermi di fronte a quella chiesa e ti ritrovi a pregare – religioso o no, non importa – di fronte alle sagome in ricordo dei bambini uccisi. Poi sali quel sentiero che porta al sacrario, breve ma ripido, eppur il fiato non ti manca per quello ma per ciò che sai che in quei boschi è successo. Alla fine arrivi in cima: uscendo dal bosco, le ombre si diradano, il sole batte forte, se alzi gli occhi il sacrario si staglia nel cielo, se li abbassi ti rendi conto che stai dominando il mare, le spiagge, i bambini che giocano, i nonni che li guardano incantati, i giovani che vanno a ballare. La vita.
Ecco, Sant’Anna di Stazzema, per chi come me in Versilia ha fatto impresa organizzando notti di divertimento e di spettacolo, era d’obbligo prendere l’auto un giorno d’agosto, magari il più torrido, e rinfrescare non solo il corpo, ma anche l’anima dal caldo e dagli eccessi dell’estate. Raggiungendo quei boschi per toccare terra ed inchinarsi a ricordare.
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