Torinese ma con origini campane, Scandone guiderà una squadra di 3.600 uomini
Scandone è il nuovo comandante dei carabinieri: “Imperativo prevenzione e presenza sul territorio”
«Napoli è una città complessa ma bellissima, è una sfida importante. Trovo fondamentale il controllo del territorio e la mia strategia è chiara: i carabinieri devono essere presenti fisicamente in città, al fianco dei cittadini che troveranno in loro un punto di riferimento»: sono le prime parole del generale Enrico Scandone che da ieri ha preso il posto del comandante Canio Giuseppe La Gala alla guida del comando provinciale dei carabinieri di Napoli. Cinquantadue anni, torinese ma con origini campane e di ritorno da Alessandria, Scandone guiderà una squadra di 3.600 uomini.
Generale, che idea si è fatto della città?
«Sono qui da pochi giorni ed è ancora presto per avere un quadro chiaro. Tuttavia, quello che mi ha colpito molto di Napoli è la sua diversità: ogni angolo della città è un mondo a sé. Ho la consapevolezza di trovarmi in una città molto grande, impegnativa e complessa ma, nello stesso tempo, molto affascinante».
Secondo lei, quali sono i problemi principali che affliggono il territorio?
«Il collega La Gala mi ha illustrato un po’ la situazione della città. Credo che i problemi siano sociali, economici, occupazionali oltre che, ovviamente, criminali. La criminalità si innesta in questo tessuto sociale che presenta non poche criticità. Napoli è una città complessa, simile a Palermo: qui c’è una realtà diversa per numero di abitanti e grandezza, ma la situazione è molto simile a quella del capoluogo siciliano. Napoli presenta molti problemi ma anche uno straordinario patrimonio umano e culturale».
Cosa ha fatto durante questi primi giorni a Napoli?
«Sto girando molto per conoscere tutti i reparti e la realtà provinciale e per rendermi conto personalmente di quelle che sono le dinamiche. È un territorio molto diverso da zona a zona. Ed è per questo che credo sia necessario conoscerlo molto bene e conoscere altrettanto bene i 3.600 carabinieri che vi operano. Ho parlato con loro e intendo dialogare ancora molto per farmi raccontare, proprio da loro che vivono qui, i problemi legati alla quotidianità e alla criminalità».
Quali strategie adotterà per contrastare la criminalità?
«I comandanti che operano sul territorio dirigono macchine già avviate. Chi mi ha preceduto ha dato una chiara impronta all’attività di contrasto e prevenzione del crimine. Al momento, quindi, la strategia è: massima attenzione alla prevenzione e al controllo del territorio. Credo fortemente nell’importanza del presidio del territorio cui si deve aggiungere lo sforzo investigativo per cercare di estirpare ogni forma di criminalità organizzata. La prevenzione, però, viene prima».
Qual è il modo migliore per avere sotto controllo il territorio?
«Esserci. Quando parlo di prevenzione, mi riferisco soprattutto di presenza fisica perché, se noi siamo fisicamente presenti, abbiamo sotto controllo il territorio e i cittadini si sentono rassicurati nel vedere le forze di polizia in strada, togliamo spazio a chi vorrebbe appropriarsi della città».
Esiste un sistema di giustizia predittiva chiamato X-law, attraverso il quale sarebbe possibile individuare orario e luogo di un reato. Cosa ne pensa?
«Credo che gli strumenti vadano utilizzati per quelli che sono. Senz’altro le telecamere sono utili per controllare il territorio, ma dubito che si possa addirittura prevedere un reato. Resto convinto del fatto che le telecamere possano aiutare a capire e ad accertare le attività criminali in città. Ma ripeto che il controllo del territorio dev’essere “fisico”: dobbiamo essere presenti in strada e avere una relazione continua con i cittadini. Dobbiamo insistere su questo rapporto diretto e costante ed essere per i napoletani un punto di ascolto perché l’attività criminale non è l’unico problema. E per napoletani intendo non solo quelli che risiedono nel centro o nelle periferie del capoluogo, ovviamente, ma anche gli abitanti dell’intera area metropolitana».
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