Esattamente come il rospo che all’improvviso si trasforma in principe azzurro. In questo caso non è nemmeno una favola, ma una rapida metamorfosi politica, dopo anni di bassifondi, “si vince puntando sugli estremi”. Salvini e Conte superstar. Ora il vento è cambiato: è qui la festa, senza il centro non si va da nessuna parte, prevedono le coalizioni dopo il voto in Calabria e in Toscana. Alla fine, nel campo largo, Elly Schlein si è convinta: con un occhio alle elezioni del 2027, l’altro alle primarie previste forse per il prossimo anno (i voti di Renzi possono tornare utili nella sfida con Giuseppe Conte).

Con un 9% sfiorato in riva all’Arno, l’ex rottamatore è uscito dal Purgatorio (“Grazie a noi si vince”) e si è aggiudicato l’appalto: “Ora ci pensi lui a metterlo in piedi”. Il leader di Italia Viva si porta dietro qualche risentimento: l’assessore romano Alessandro Onorato gli chiede “un passo avanti, faccia emergere un’altra generazione”, mentre i riformisti dem temono una polpetta “avvelenata”. È il ritorno in scena di un vecchio progetto di Goffredo Bettini: i centristi si facciano una “tenda”, il Pd recuperi la sua identità di partito di sinistra/sinistra. Un concetto che Lorenzo Guerini e Pina Picierno contestano da anni: “La nostra forza è il pluralismo”. Con tanto di giudizio impietoso: siamo passati dalla vocazione maggioritaria a quella minoritaria.

Due gli appuntamenti in cantiere che segnano il nuovo corso di un’area che si è appena liberata dalla tutela di Stefano Bonaccini: il 24 a Milano e il 31 a Livorno, ospitati dall’ex parlamentare e costituzionalista Stefano Ceccanti. Nelle ultime settimane, la minoranza dem si è quindi decisa a uscire dal letargo, con Paolo Gentiloni che punge: “Così com’è, il campo largo non è un’alternativa”. Dura lex, sed lex. In mezzo c’è l’area che ha acquisito all’asta fallimentare le gloriose insegne del Terzo Polo, con una pazza idea: rifacciamolo. Insomma, vecchi parenti che si ritrovano: Carlo Calenda, Luigi Marattin e Michele Boldrin, il segretario appena eletto di una nuova creatura nata dall’associazione Drindrin: Ora! Andrea Marcucci, presidente del Partito Liberaldemocratico, spiega al Riformista: “Sono convinto che ci sia uno spazio politico rilevante per proporre un centro liberale moderno sui diritti, che crede nello sviluppo economico e nelle opportunità date dalla scienza, schierato a difesa dell’Europa e delle nostre democrazie”.

Nel centrodestra, l’esperienza di Forza Italia fa scuola, e chissà: magari nel prossimo futuro persino Giorgia Meloni potrebbe completare il matrimonio con il Partito popolare europeo, frutto dell’equilibrio internazionale che Palazzo Chigi ha mantenuto in questi anni. Nel frattempo la moderazione di Antonio Tajani incassa buoni risultati anche alle regionali. In Calabria è il presidente garantista, Roberto Occhiuto – già capogruppo a Montecitorio degli azzurri – che si è conquistato senza problemi il bis. In Toscana, FI è finita davanti alla Lega in versione Vannacci: un buon auspicio per il futuro. Anche la campagna acquisti va meravigliosamente: in Campania, molti pezzi da novanta della stagione di De Luca stanno emigrando. A partire dall’ex assessore all’Agricoltura Nicola Caputo (che ha lasciato Italia Viva), fino al consigliere regionale Giovanni Zannini, che si porterà dietro 21 sindaci. Per dire che, sotto il Vesuvio, la sfida elettorale del centro rischia di avere già un sicuro vincitore: Forza Italia.

Il 2026 sarà l’anno del reality show della Casa riformista: Renzi deve trovare il suo volto. Molto gettonata la sindaca di Genova, Silvia Salis: fresca, determinata, letteralmente una faccia nuova. La prima cittadina però vuole evitare l’abbraccio mortale: per lei, l’esposizione nazionale è prematura. Morale: meglio stare fermi per un giro. Insomma, il centro dei miei desideri: a sinistra, a destra, nel mezzo. Lo cantava già Franco Battiato: “Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente”.