La Casa di carta de noantri. Il colpo perfetto, quello che fallisce all’ultimo minuto per eccesso di macchinosità. Riassunto delle puntate precedenti: Elly Schlein da sette mesi non riuniva la Direzione, un fatto che stava diventando abbastanza eclatante, essendo lei la segretaria di un partito che si chiama “democratico”. Una stonatura evidente. E dire che la segretaria aveva lasciato filtrare l’imminente redde rationem. “Voglio la resa dei conti”, “Farò la conta in Direzione, anticipo il congresso”. Poi niente di niente, la segretaria non decide. Ai fieri proclami subentra una sorta di andreottismo di ritorno. “Meglio tirare a campare”. Una perdita di tempo, visto che Elly decide tutto da sola: una donna sola al comando, salvo l’accortezza di usare sempre il “noi”. Poi l’ideona: mi chiedono la Direzione – pensa con lo sguardo torvo rivolto alla minoranza – e io gliela cucino. Ora sento Stefano Bonaccini, in pratica l’aiutante di sala. Detto fatto: il parlamentino dem è convocato per oggi. Cotto e cucinato.

Regionali Marche, Matteo Ricci in versione Lautaro

La chef si è inventata il piatto indigeribile: tra cinque giorni si vota nelle Marche, la Regione che il Nazareno ha trasformato in una sorta di finale di Champions League, con Matteo Ricci nelle vesti di un Lautaro Martínez in cerca di rivalsa sul Paris Saint-Germain. La minaccia ai riformisti è in chiaro: se fate baccano, la responsabilità di un’eventuale sconfitta è vostra. Fatto sta che stavolta il “giochino” non funziona. La minoranza esce dalla tana e, in un colpo solo, boicotta la “messa cantata” di Elly e con un colpo di reni si libera di Bonaccini. A questo punto, andrebbe aperta una parentesi per chiarire l’equivoco: l’eurodeputato, formalmente a capo dei riformisti, di fatto dal giorno dopo la sconfitta alle primarie si è trasformato nello sparring partner. Chiamasi così il gruppo che scalda il pubblico in attesa della star di turno.

Una nuova area nel PD

Una pantomima che stavolta non regge: la minoranza prima diserta l’incontro su Zoom dell’ex governatore dell’Emilia-Romagna, poi non si presenta nemmeno alla Direzione. Morale: nascerà una nuova area, niente più servigi alla chef e al caposala. Nella scialuppa di emergenza salgono nomi di peso: Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Giorgio Gori, Lia Quartapelle, Filippo Sensi, Marianna Madia. A peggiorare ulteriormente la situazione ci si mette anche Paolo Gentiloni, mister Prudenza in persona. Dell’amarezza dell’ex commissario tanto si sa, e ancora di più si vocifera: Paolo non si prende con quelli di ora, questione di feeling. Comunque sia, l’ex presidente del Consiglio non si trattiene, e a un incontro organizzato dal Post sbotta: “I partiti di opposizione non sono pronti per vincere le elezioni e a diventare una vera alternativa all’attuale governo”.

“La ragazza non è adeguata”

Nulla di nuovo, si dirà. In fondo, è quello che in molti pensano al bar sotto il Nazareno o in buvette; confidenze estorte da cronisti curiosi nei corridoi delle Camere, dichiarazioni in chiaro da chi non ha nulla da perdere. Tipo Romano Prodi e Luigi Zanda, che da tempo ripetono la stessa cantilena. “La ragazza non è adeguata”. Ma il fatto che stavolta lo dica mister Prudenza ha un significato: non si può più assecondare una segretaria che ci porta a sbattere. Le vie di fuga, però, sono molto strette. Le regionali, certo: una probabile sconfitta nelle Marche sarebbe un incidente grave, ma non esiziale — almeno sulla carta.

Elezioni politiche ad un passo

Le elezioni politiche sono a un passo. Nel 2027 si vota, e qualche settimana prima Schlein avrà il potere di firmare la mattanza nelle liste. Una sorta di pagella finale: i buoni candidati, i cattivi sbianchettati. Il vero bivio della minoranza è ora: ribellarsi prima di essere costretti ad archiviare la propria carriera politica. Dopo le regionali, più diventerà concreta la nuova legge elettorale, più si avvicinerà il mezzogiorno di fuoco delle primarie di coalizione: Giuseppe Conte contro Elly Schlein. Chi è il più bello del reame? Il leader del M5S conta di arrivare all’impresa storica, raccogliendo tutto ciò che ha seminato: la totale supremazia sul Pd, in Parlamento e nelle Regioni. E poi c’è il cursus honorum: avvocato d’affari, due volte a Palazzo Chigi, capo riconosciuto dei cosiddetti “pacifisti”, padre di tutti i pro-Pal in circolazione. In pratica, l’originale che vuole battere la copia – e si sa come finisce, di solito. Per la minoranza, la prima finestra utile potrebbe aprirsi con il prossimo congresso, soprattutto se verrà convocato dopo le politiche. Il dopo-Elly è già cominciato.