Il campo largo prepara la sua guerra sulla pace
Marciare divisi, colpirsi a vicenda, la ‘visione’ del centrosinistra: Calenda e Magi per le armi, Schlein per l’Europa, Conte contro le armi (e l’Europa)

Tre piazze, tre visioni inconciliabili e un centrosinistra più diviso che mai. La sinistra italiana, invece di unirsi contro un possibile asse Meloni-Trump, si frammenta in mobilitazioni distinte e contrapposte. Domenica è toccato ai centristi di Azione e Più Europa che con Carlo Calenda e Riccardo Magi hanno radunato diecimila persone in tutta Italia, con epicentro a Roma, per chiedere un maggiore impegno militare a favore dell’Ucraina.
Il 15 marzo sarà la volta della piazza promossa da Michele Serra, sostenuta dal PD, genericamente pro-Europa e contro Trump. Infine, il 5 aprile scenderà in campo Giuseppe Conte con il M5S per chiedere il disimpegno totale dall’Ucraina e il taglio delle spese militari, proprio come invoca Trump.
Le tre anime del centrosinistra
Il paradosso è servito: tre anime del centrosinistra, ognuna in lotta con l’altra. «Marciare divisi per colpire uniti», suggeriva Dario Franceschini. Per ora si marcia divisi e basta. In piazza Santi Apostoli, storica sede delle mobilitazioni uliviste, si sono radunati 3000 manifestanti e tra loro Giulia Pastorella e Fabio Massimo Castaldo di Azione, Giuseppe Benedetto della Fondazione Luigi Einaudi, Luigi Marattin di Orizzonti Liberali, che sabato darà vita al nuovo partito unitario dei liberaldemocratici.
L’alleanza impossibile
Tutto bene finché sul palco è salito il deputato dem Andrea Casu, accolto da qualche grido dal pubblico: «Basta con Conte! Dovete rompere con chi sta con Putin». Lui ha provato a mediare: «Proviamo a unirci tutti dalla stessa parte…». La realtà è un’altra: divisioni insanabili, alleanze impossibili. Conte, dal canto suo, ignora le altre piazze e rilancia il suo corteo pacifista: «È folle spendere miliardi in armi mentre la sanità crolla». Peccato che a firmare l’aumento delle spese militari al 2% del PIL, ai tempi, fu proprio lui.
Da Repubblica, che aveva lanciato la mobilitazione del 15 marzo a firma di Michele Serra, ieri il contrordine è arrivato dal de profundis di Lucio Caracciolo: manifestare per l’Europa? «L’Europa è cerebralmente defunta», dunque «non stupisce che la maschera europea risulti inservibile». E «Da qui a considerare gli esperimenti di Parigi e Londra come premessa di un ruolo meno passivo dei principali paesi europei nella rivoluzione geopolitica in corso, molto ne corre». Insomma niente di nuovo a sinistra, ciascuno porta avanti la sua battaglia, più Europa, meno Europa. Più armi, niente armi. Se si votasse oggi le tre opzioni renderebbero la coalizione ingovernabile, difficile perfino immaginare di vedere sotto un programma comune. Il centrodestra ringrazia.
© Riproduzione riservata