Uno sciopero generale e pacifico. Lo hanno annunciato ben 114 detenuti del carcere di Parma nel tentativo di porre attenzione sul tema del miglioramento delle condizioni carcerarie. Tra le azioni previste e annunciate ufficialmente, lo sciopero della fame, ma non solo.

Sciopero in carcere, la lettera

Con una lettera, 114 detenuti delle sezioni AS3, quelli di Alta sicurezza, del carcere di Parma, hanno ufficializzato lo sciopero. La missiva è stata spedita alle principali autorità giudiziarie del Paese, tra cui anche il garante dei detenuti della Regione Emilia-Romagna Roberto Cavalieri. I 114 sono “disposti ad attuare uno sciopero generale di quattro settimane, pacifico e non violento, che vede progressivamente la sospensione della spesa, del vitto giornaliero, dell’assunzione di cibo e, da ultima, la sospensione di tutte le attività lavorative e formative”.

Sciopero in carcere, le richieste dei detenuti

Proprio Cavalieri ha spiegato quali sono alcune delle richieste e degli obiettivi dei detenuti: l’autorizzazione alle chiamate ai familiari anche nei giorni festivi, l’inserimento dei detenuti di Alta sicurezza nelle liste di abilitazione al lavoro, gli aspiratori nei bagni, le salette per fumatori, il miglioramento dell’assistenza sanitaria e delle condizioni delle camere di pernottamento. Sono 25 punti in tutto le richieste dei 114, un elenco di disagi che “rendono il trattamento carcerario debilitante, fisicamente e psicologicamente, tanto da incidere negativamente sulla vita del detenuto e dei suoi affetti familiari”.

Carceri, il problema del sovraffollamento

Domani (sabato 24 febbraio), Roberto Cavalieri visiterà le cinque sezioni per detenuti alta sicurezza e incontrerà i firmatari della lettera di protesta. Il problema per il garante è uno: “Riceviamo continuamente sollecitazioni e richieste di intervento da parte dei detenuti e dei loro legali. Nonostante tutti gli sforzi organizzativi messi in campo dalle direzioni delle carceri e dagli operatori penitenziari, quello che pesa come un macigno è il sovraffollamento, che mina un sistema oramai allo stremo”.

Redazione

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