Serve un Piano Marshall per rilanciare il commercio locale

Caro Riformista, ieri siamo stati davanti alla sede della Regione, ancora una volta, per far sentire le nostre ragioni. E lo abbiamo fatto contemporaneamente in tutto il Paese, in tantissime città che hanno raccolto l’invito di Fipe-Confcommercio. Si è trattato di un’iniziativa organizzata per ricordare il valore economico e sociale del settore e chiedere alla politica un aiuto per non morire. Il piatto piange e la musica è finita, come malinconicamente recita uno degli slogan della manifestazione. Ma noi intendiamo ribellarci a questo destino al quale le nostre attività sembrano condannate dagli ultimi provvedimenti adottati da Governo e alcune Regioni per il contenimento della seconda ondata di Covid-19. Non soltanto i ristoranti, svuotati dall’effetto psicologico negativo determinato dall’impennata di nuovi casi, ma anche i bar, i locali di intrattenimento e imprese di catering e banqueting, impossibilitati a lavorare a causa delle restrizioni sugli orari di apertura e sui partecipanti a eventi e matrimoni, non sono e non possono essere considerati luoghi di contagio.

Abbiamo investito ingenti risorse proprio per rendere accoglienti e sicuri i nostri luoghi di lavoro, consapevoli dei sacrifici da fare. E oggi non vogliamo rassegnarci alla chiusura e resisteremo, pacificamente, fino all’ultimo: un’emergenza nell’emergenza sulla quale le associazioni di categoria, con in testa la Fipe, hanno deciso dunque di accendere un riflettore occupando contemporaneamente le piazze di grandi città italiane come Firenze, Milano, Roma, Verona, Trento, Torino, Bologna, Cagliari, Catanzaro, Bergamo e, ovviamente, Napoli. L’obiettivo è quello di ricordare i valori economici e sociali della categoria, che occupa oltre un milione e 200mila addetti, e chiedere alla politica di intervenire in maniera decisa e concreta per salvaguardare un tessuto di 340mila imprese che, prima del Covid-19, nel nostro Paese generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro annui.

Faccio mio l’appello condiviso in tutta Italia dai rappresentanti della Fipe e sottolineo che noi comprendiamo benissimo l’emergenza sanitaria e la gravità del momento, ma è impensabile che l’unica ricetta proposta per contrastare la pandemia sia quella di chiudere tutto o di generare una psicosi di massa. Coniugare sicurezza e lavoro è possibile e deve essere l’obiettivo principale del governo e della politica tutta. C’è il rischio concreto che migliaia di imprese in Campania chiudano mandando a casa tantissimi lavoratori e gettando nel panico migliaia di famiglie. Chiediamo alla politica scelte più mirate, di sostegno ai settori maggiormente in crisi come quello della ristorazione e dell’intrattenimento: non possiamo lasciare gli imprenditori e i lavoratori da soli di fronte a questo momento drammatico per la categoria.
Ma la cosa più drammatica è che così facendo si chiuderanno anche le città con meno luci, meno insegne, meno socialità e meno qualità della vita. Dobbiamo fare presto, servono risposte concrete e servono subito. Ovviamente condanniamo in maniera netta e rigorosa ogni forma di manifestazione violenta che fino a oggi ha solo danneggiato la nostra categoria e tutti i cittadini. Allo stesso tempo, però, dobbiamo rappresentare con forza il ruolo dei nostri settori che rendono davvero vive le città.

Aggiungerei gli effetti anche sull’indotto. Per esempio, nel settore agroalimentare la nostra attività incide per oltre il 30% e anche lo stesso commercio al dettaglio beneficia della nostra attività e oggi sconta cali impressionanti. Un’ultima notazione va fatta sull’esigenza di linee-guida chiare, certe e condivise e sull’esigenza di una sorta di “Piano Marshall” per la ripresa quando la pandemia sarà passata (speriamo presto), per incidere positivamente sulle aspettative dei mercati e per dare speranza a chi oggi è costretto ad abbassare la saracinesca. Dobbiamo sostenere le aziende per sostenere le famiglie. La Campania non si fermerà e verifichiamo da più parti la volontà di un dialogo e la comprensione delle nostre difficoltà. Il confronto e l’ascolto sono importanti per raggiungere soluzioni che contemperino tutte le esigenze, ma bisogna fare presto e bene. È questo ciò che ci aspettiamo dal Governo nazionale e dalle istituzioni locali.