“Mai epoca come questa fu tanto favorevole ai narcisi e agli esibizionisti. Dove sono i santi? Dovremo accontentarci di morire in odore di pubblicità“. In questo aforisma umoristico, scritto nel 1973, c’è tutta l’amarezza, la desolazione, la malinconia di Ennio Flaiano per la realtà drammatica e assurda del suo tempo. In questo senso, dopo oltre mezzo secolo in Italia le cose non sono cambiate molto. Si pensi alla tragicomica iniziativa di Lorenzo Falchi, sindaco di Sesto Fiorentino. Ha vietato la vendita di farmaci, parafarmaci, attrezzature mediche e preparati cosmetici prodotti da aziende israeliane in tutte le otto farmacie comunali. Non basta. Ha deciso anche “l’interruzione di ogni forma di relazione istituzionale tra l’Amministrazione comunale e i rappresentanti del governo israeliano o Enti e Istituzioni ad esso riconducibili fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale”.

Il boicottaggio economico

Il boicottaggio economico riguarda soprattutto una multinazionale farmaceutica israeliana, la Teva, all’avanguardia nella produzione di farmaci salva-vita e di medicinali generici molto diffusi nel nostro Paese. Beninteso: come specifica la delibera della Giunta comunale, saranno sempre resi disponibili i farmaci prescritti con ricetta medica (e ci mancherebbe). Invece, “per tutti gli altri prodotti saranno proposte alternative equivalenti, in coerenza con lo spirito dell’iniziativa” (sic!).

Il Sindaco di Sesto Fiorentino ha del talento

Ora, qui non mi interessa sottolineare che il primo cittadino sestese è di Sinistra italiana, che è stato rieletto con percentuali da capogiro grazie al sostegno del Pd e di diverse liste civiche. Mi interessa piuttosto sottolineare che quel largo consenso deve avergli dato, appunto, alla testa. Fino a sostituirsi con arroganza alle autorità nazionali preposte alla tutela della salute pubblica. Fino a inscenare una ridicola farsa nel suo comunello per protestare contro il “progetto di sostituzione etnica, un disegno sfacciatamente disumano e criminale”. Ha del talento, bisogna ammetterlo, Lorenzo Falchi. Ha il talento del promoter che fiuta l’aria che tira. Del propagandista che sa che da noi dei massacri in Ucraina, Congo, Sudan, Iran, Siria, Yemen, importa poco o niente. Ma chi scrive è fiducioso e non pretende troppo.