Politica
Sgombero Askatasuna: più di un edificio. Il centro sociale che ha diviso una città
Lo sgombero del centro sociale Askatasuna, dopo quasi trent’anni, non chiude una storia: la rilancia. Torino si è ritrovata al centro di uno scontro politico, simbolico e identitario, che mette in discussione il rapporto tra istituzioni, movimenti e città. «Niente sarà più come prima, il campo è stato tracciato», hanno dichiarato gli autonomi, annunciando nuove iniziative. La notizia del corteo di ieri ha attirato attivisti anche da Genova, Bologna, Milano e Nord-Est, mentre sono arrivati messaggi di solidarietà da altri centri sociali, tra cui il Leoncavallo di Milano, sgomberato ad agosto.
Secondo gli autonomi, lo sgombero non è un atto amministrativo ma un attacco politico, mirato a colpire il movimento pro-Palestina e una rete di mobilitazioni considerate scomode. Rivendicano il parallelo con Milano: «Decisione presa dall’alto, imposta al territorio», definendo lo sgombero «un attacco a Torino, alla legittimità di protestare e al dissenso». La risposta sarà continuare a lottare, rilanciando la presenza nello spazio pubblico. Le forze dell’ordine e il centrodestra reagiscono in senso opposto. Il Sap parla di conferma della “indole violenta” dei militanti, citando dieci agenti feriti, mentre Forza Italia sottolinea il “vero Dna” di Askatasuna e il rispetto delle regole.
Il governo, con il ministro Zangrillo, sostiene che gli immobili vanno sgomberati, riportando la questione sul piano della legalità. Sul piano concreto, i militanti hanno chiesto di recuperare effetti personali, ma l’accesso è consentito solo uno alla volta, accompagnati dalla Digos. Nel quartiere Vanchiglia, gli attivisti hanno organizzato un “pranzo condiviso” con le famiglie dei bambini che venerdì non hanno potuto frequentare tre scuole vicine. «Siamo qui per un’idea — spiegano — in questa città si continuerà a lottare, fino a una società libera da questo sistema».
Askatasuna non è solo un edificio, ma un simbolo che ha diviso Torino, tra presidio politico e culturale o anomalia tollerata. Lo sgombero ha spezzato un equilibrio, lasciando la città più polarizzata. Il corteo di oggi sarà un banco di prova, per capire se questa storia resterà cronaca o diventerà l’inizio di una fase nuova. Perchè quando un luogo cade, spesso resta il conflitto e a Torino, oggi, il campo è davvero tracciato.
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