Si smonta l’inchiesta contro Alberto Genovese: due testimoni su tre inattendibili

L’inchiesta su Alberto Genovese, l’imprenditore delle startup, accusato di violenze sessuali comincia a perdere corpo. Gli è stata notificata in carcere, a San Vittore, dal 6 novembre una nuova ordinanza di custodia cautelare per violenza sessuale e cessione di droga. L’ordinanza si riferisce solo alla presunta violenza ai danni di una modella 23enne che sarebbe avvenuta a Ibiza. Sono risultate invece inattendibili le dichiarazioni di Ylenia Demeo e Martina Faccini, la modella pugliese e la studentessa milanese che nel salotto di “Non è l’Arena” avevano deciso di raccontare i presunti abusi.

La ragazza 23enne si era presentata spontaneamente ai pm Rosaria Stagnaro e all’aggiunto Letizia Mannella, dopo aver saputo della prima violenza sessuale contestata a Genovese, quella alla modella 18enne milanese alla festa di “Terrazza Sentimento”. Aveva dichiarato di essere stata abusata da genovese durante una festa a “Villa lolita” a Ibiza. La ragazza ha raccontato ai giudici che di quei momenti aveva solo flash e allucinazioni. Si era ripresa con i vestiti strappati, molti lividi alle gambe e ai polsi e “la sensazione di aver subito un rapporto sessuale”. Sarah Borruso è già indagata in concorso con Genovese proprio per questo episodio. E da parte della presunta vittima c’è stata una “presa di distanza” dopo la “violenza patita” e un allontanamento “dai protagonisti di un mondo che le aveva generato sofferenza”. Cosa non avvenuta in quei mesi, spiega il gip, per le altre due ragazze, i cui episodi denunciati non sono stati ritenuti provati .

Per quanto riguarda Ylenia e Martina, invece, i giudici le hanno dichiarate non attendibili. Dalle immagini della videosorveglianza dell’appartamento vista Duomo di Genovese non sono emersi elementi sufficienti a provare inequivocabilmente le violenze sessuali sulle due. Ancora, si legge nel provvedimento del giudice, alcuni scambi di messaggi tra Genovese e le ragazze “risulta particolarmente significativo” riguardo alla relazione che c’era tra il 43enne e le ragazze.

Tanto che per le presunte violenze sessuali contestate dai pm non è stata disposta la misura cautelare. Si comprende, scrive il gip, “come la consumazione di rapporti sessuali durante e dopo l’assunzione massiccia di sostanza stupefacente” da parte delle ragazze, “ma anche dell’indagato, costituisse, nel contesto degradato di riferimento, il modo attraverso il quale entrambi, di comune accordo, gestivano la propria relazione affettiva, come tale, insindacabile da parte” del giudice “e, invero, di chiunque altro”.

“Ma chi le vuole quelle che non si drogano?”. Così scrisse Alberto Genovese in una chat parlando con una ragazza lo scorso ottobre. All’affermazione dell’imprenditore, come si legge nel provvedimento del gip, la ragazza rispondeva con un “ahahahahahahaha”. Il giudice ha così valutato come consenziente l’atteggiamento delle ragazze.

E intanto il gip di Milano Tommaso Perna ha respinto l’istanza di scarcerazione e di domiciliari in una clinica per disintossicarsi presentata dalla difesa di Alberto Genovese. Il giudice ha negato il trasferimento perché dagli atti del servizio psicologico di San Vittore, infatti, è emerso che Genovese non ha patologie, nemmeno legate all’uso di cocaina.