Non siamo amici ma rivali. E’ la sintesi del pensiero di Carlos Alcaraz a poche ore dalla finale degli Internazionali di Roma, torneo master 1000, contro il numero uno della classifica Atp Jannik Sinner. Parole nette quelle del campione spagnolo, più giovane dell’altoatesino di 22 mesi. Parole che confermano quelle pronunciate proprio da Sinner alla vigilia del torneo del Foro Italico quando, al rientro dalla squalifica di tre mesi concordata con la Wada (per negligenza nei confronti del suo staff in un caso “lontano – precisa la stessa agenzia mondiale antidoping – un milione di miglia dal doping”). ha ricordato di non aver sentito “quasi nessuno”, eccetto Draper e Sonego, spiegando poi di aver “ricevuto messaggi sorprendenti da alcuni giocatori. Da altri da cui me li sarei aspettati non è arrivato nulla. Chi? Non voglio fare nomi”.
La freddezza di Alcaraz: “Mai amico di un rivale”
Dodici giorni dopo Alcaraz conferma la ‘freddezza‘ tra i due tennisti destinati, stando ai risultati e agli Slam (quattro lo spagnolo, tre l’italiano) ottenuti nelle ultime stagioni, a sfidarsi per i prossimi anni (se fisico e soprattutto testa reggeranno). Dopo aver battuto Musetti in semifinale, Carlitos ai media spagnoli cristallizza il rapporto tra i due: “Se mi sono sentito con Sinner nei tre mesi fuori? No. Alla fine ognuno di noi guarda a se stesso. Non ho parlato con lui durante la squalifica. Facciamo parte di un circuito, abbiamo un buon rapporto ma non siamo poi così vicini, non posso avere un’amicizia stretta con una persona che voglio battere. Siamo rivali ma sono contento che sia tornato in campo e stia bene. Posso capire che sia un po’ amareggiato che alcuni non siano fatti vivi, ma è così…”.
Alcaraz durante il caso Clostebol era stato tra i tennisti del circuito che non si sono schierati apertamente dalla parte di Sinner. Tutt’altro. A fine agosto 2024, prima degli Us Open, aprì quasi al complottismo sottolineando di essere “abbastanza sicuro che ci sono molte cose che non sappiamo. Ma se hanno permesso a Jannik di continuare a giocare, è per qualcosa. Hanno detto che è innocente, quindi è tutto ciò che so e di cui posso parlare”. Poi accolse “non come un buon segnale” il ricorso della Wada al Tas a fine settembre.
Le differenze tra i due campioni
Adesso, come è giusto che sia, sarà solo il campo a parlare. E ad oggi le statistiche dicono che il ragazzo di Murcia conduce gli scontroi diretti 6-4 (l’ultima sconfitta di Sinner, 2 ottobre a Pechino, è firmata Carlitos, mentre Sinner è da più settimane in testa alla classifica Atp (52 contro 36). Entrambi si stimano e la rivalità rappresenta un continuo stimolo. L’altoatesimo, che continua come un mantra a parlare di “alzare il livello“, si è detto contento di affrontare prima del Roland Garros lo spagnolo (che lo eliminò in semifinale un anno fa). Non a caso nella docu-serie (tre episodi) uscita in questi giorni su Netflix dal titolo “Carlos Alcaraz, a mi manera”, Sinner commentava così i successi dello spagnolo: “Se lui continua a vincere le mie sessioni di allenamento diventano più intense”.
Una frase che ad oggi sintetizza al meglio la differenza tra i due: Sinner con mentalità e abnegazione (e ovviamente talento) è riuscito in un anno e mezzo a raggiungere la vetta. Alcaraz, più giovane e molto probabilmente con più talento, ha palesato nell’ultimo anno problemi di continuità dovuti soprattutto ad una tenuta mentale non sempre ottimale, così come emerge proprio nella docu-serie e nelle parole del suo stesso staff, a partire dall’allenatore Juan Carlo Ferrero.
Alcaraz vive un conflitto interno alimentato dalle distrazioni e dai momenti di svago di un ‘normale’ ragazzo 22enne e dalla difficoltà di riuscire sempre a divertirsi quando gioca. “Spesso mi sento costretto a scendere in campo per partecipare ai tanti tornei” la sua denuncia.
