Rasentata la perfezione
Sinner come il ‘mostro’ di Agassi, Ruud esulta dopo il game della bandiera: “Sparava palle a cento all’ora”

Sinner andava “a cento miglia all’ora”. Parola di Casper Ruud, numero 7 della classifica Atp, letteralmente asfaltato da Jannik Sinner, autore di una prestazione devastante nei quarti di finale degli Internazionali di Roma, torneo master 1000 del circuito. Proprio il norvegese era reduce dal successo sulla terra rossa del master di Madrid e nessuno mai avrebbe pensato ad un match durato poco più di un’ora e terminato con un punteggio da capogiro: 6-0, 6-1 per il campione italiano. Considerato anche che Ruud nella sua carriera ha vinto 13 tornei, 12 dei quali sulla terra rossa.
Sinner rasenta la perfezione
Una partita senza storia, dove Sinner ha ancora una volta alzato il suo livello di gioco rasentando quasi la perfezione, così come riconosciuto dal suo avversario a fine gara. Dopo aver vinto il primo game nel terzo gioco del secondo set, interrompendo un passivo di 8-0, Ruud ha esultato con il pubblico del Foro Italico che ha ricambiato applaudendolo.
Ruud: “Ogni singolo colpo suo a mille all’ora”
“E’ la prestazione più vicina alla perfezione che abbia mai visto, almeno da giocatore in campo. Devo solo dargliene atto”ha commentato a fine gara. Ruud riconosce alcuni errori ma allo stesso tempo ammette con lucidità la prestazione superlativa del numero uno al mondo. “Voglio dire, nei primi quattro game, ho commesso forse un paio di errori non forzati sul dritto, dove ho tentato il vincente, ma ho sbagliato. Tutto quello che è uscito dalla sua racchetta – sottolinea – sembrava andasse a cento miglia all’ora. Ogni singolo colpo di dritto, di rovescio”.
“Come giocare contro un muro che spara in continuazione”
Una superiorità imbarazzante quella di Sinner, tornato a giocare dopo aver scontato i tre mesi di squalifica per il caso Clostebol. “Anche i miei colpi che a volte mi sembrano piuttosto pesanti – osserva Ruud – tornavano indietro in modo impeccabile. È semplicemente impressionante. Questo è tutto quello che posso dire. Era come giocare contro un muro che ti spara palle a cento all’ora in continuazione”.
Un po’ come il ‘mostro‘ con cui giocava da piccolo, obbligato dal padre, Andre Agassi, la macchina lanciapalle raccontata nel sua autobiografia Open. Quel drago che sparava 2500 palline al giorno a velocità sostenuta.
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