"I giocatori mi guardavano in modo diverso"
Chi sono i tennisti ‘nemici’ di Sinner, la freddezza negli spogliatoi e gli attacchi sul caso doping: “Mi aspettavo dei messaggi…”

“Credo che il tennis sia talmente individuale, ognuno ha tante cose da giocare per sé. Non mi sono sentito quasi con nessuno, mi sono sentito con Draper, un po’ con Sonego. Ho ricevuto messaggi sorprendenti da alcuni giocatori. Da altri da cui me li sarei aspettati non è arrivato nulla. Chi? Non voglio fare nomi. Non c’è stata nessuna videochiamata con nessun giocatore. Andrà tutto bene, ora cerco solo di ritrovare me stesso in campo”. A parlare è Jannick Sinner alla vigilia degli Internazionali BNL di Roma, il torneo master 1000 che segna il ritorno in campo del campione altoatesino, numero uno della classifica Atp, dopo aver scontato i tre mesi di squalifica concordati con la Wada per negligenza nei confronti del suo staff in un caso “lontano – precisa la stessa agenzia mondiale antidoping – un milione di miglia dal doping”.
Sinner nelle ultime settimane ha più volte parlato del clima ostile da lui percepito nel circuito. Nell’intervista al Tg1 del 29 aprile ha ricordato l’accoglienza ricevuta a gennaio in Australia dove ha vinto il suo terzo torneo dello Slam: “Non mi sentivo proprio a mio agio nello spogliatoio, dove mangiavo e i giocatori mi guardavano in modo diverso. Non mi piaceva proprio, e lì ho detto ‘è pesante vivere il tennis in questo modo qui'”. Sinner non ha mai fatto nomi, e ha ribadito che non li farà, ma partita dopo partita, conferenza dopo conferenza e, soprattutto, saluti a rete dopo saluti a rete, i nodi verranno tutti al pettine.
Ma chi sono i tennisti che da quando è esploso il caso Clostebol si sono esposti pubblicamente e, forse in modo netto, contro Sinner? Ripercorrendo le dichiarazioni da agosto 2024 ad oggi, ed escludendo l’australiano Nick Kyrgios che cerca visibilità ad ogni occasione, emergono frasi sorprendenti pronunciate in primis da Novak Djokovic ma anche da colui che è considerato il rivali di oggi e di domani di Sinner, lo spagnolo Carlos Alcaraz.
Us Open 2024, Djokovic commenta a caldo il caso Sinner

Una settimana dopo l’ufficialità del caso Clostebol, a Flushing Meadows dove erano in corso gli Us Open (torneo dello Slam che Sinner poi vincerà), il tennista serbo espresse solidarietà a chi aveva subito un trattamento diverso da Sinner, ovvero a chi era stato sospeso in attesa della sentenza. “Capisco la frustrazione dei giocatori per la mancanza di coerenza. Da quanto ho capito, il suo caso è stato risolto nel momento in cui è stato annunciato. Ma credo che siano passati cinque o sei mesi da quando la notizia (dei test positivi) è stata comunicata a lui e al suo team” sentenziò Djokovic che criticò il metodo: “Ci sono molti problemi nel sistema. Vediamo la mancanza di protocolli standardizzati e chiari. Posso capire i sentimenti di molti giocatori che si chiedono se siano trattati allo stesso modo”.
Parole che poi verranno smentite dalla stessa Wada dopo l’annuncio, a febbraio scorso, del patteggiamento con Sinner e della squalifica di tre mesi. “Il caso di Sinner era lontano un milione di miglia dal doping. Dalla documentazione scientifica che abbiamo ricevuto emergeva come questo non fosse un caso di doping intenzionale, nemmeno in micro-dosaggi” chiarisce Ross Wenzel, General Counsel dell’Agenzia mondiale antidoping, respingendo qualsiasi ipotesi di trattamento speciale riservato al numero uno.
Us Open, Alcaraz complottista

Ambiguo anche l’atteggiamento di Alcaraz che sempre negli Stati Uniti disse di essere “abbastanza sicuro che ci sono molte cose che non sappiamo. Ma se hanno permesso a Jannik di continuare a giocare, è per qualcosa. Hanno detto che è innocente, quindi è tutto ciò che so e di cui posso parlare”.
La lezione di Tony Nadal
In difesa di Sinner si schierò Tony Nadal, zio e storico allenatore di Rafa. Sul quotidiano spagnolo El Pais spiegò di conoscere Sinner “abbastanza bene da poter affermare senza esitazione che è uno dei più corretti ed educati del circuito”. Poi disse di essere sorpreso “che sia stato proprio il circuito tennistico, in particolare alcuni tennisti, a schierarsi contro di lui. Alcuni suoi colleghi si sono allenati con lui o lo hanno affrontato e sono perfettamente consapevoli dei controlli incessanti dell’Agenzia mondiale antidoping e sono proprio loro quelli che seminano dubbi sulla sua innocenza o che invocano una punizione che sanno essere sproporzionata”.
Griekspoor: “Sinner porta soldi e vertici Atp sono italiani”

Tallon Griekspoor, 28enne olandese, oggi numero 34, batte Alcaraz nel complottismo. Agli Us Open sostenne che Sinner fosse innocente, poi avanzò dubbi su tempistiche e sui vertici Atp (Ceo Massimo Calvelli, presidente Andrea Gaudenzi): “Non credo che Sinner abbia preso qualcosa, non penso sia il tipo di persona per una cosa del genere. Naturalmente potrei sbagliarmi, ma non ne ho la minima idea. Trovo semplicemente molto strano il modo in cui è stato gestito il suo caso. Dove c’è fumo, c’è fuoco” dichiarò in un’intervista rilasciata a Nederlandse Omroep Stichting( NOS). “Sinner ovviamente porta tanti soldi e anche le due più grandi figure dell’ATP sono italiane. Alcuni, come Simona Halep, hanno dovuto aspettare due o tre anni, mentre a Sinner è stato permesso di continuare a giocare… Indipendentemente che tu sia il numero 1 al mondo o il numero 500, tutti dovrebbero essere trattati allo stesso modo” .
Il ricorso della Wada al Tas e le parole di Alcaraz
A fine settembre la Wada fa ricorso al Tas (Tribunale arbitrale dello sport con sede a Losanna, in Svizzera) e Alcaraz usa bastone e carota: “Sono cose davvero delicate per Jannik e per il tennis in generale. Voglio dire, l’Itia (International Tennis Integrity Agency, ndr) ha riferito che non aveva fatto nulla di sbagliato. E ora il caso è di nuovo aperto. Penso che per il tennis non sia proprio un buon segnale. Pensavo che fosse tutto chiuso: Jannik è innocente e hanno visto che non aveva fatto nulla di male. La notizia (del ricorso, ndr) mi ha un po’ sorpreso. Ok, cosa sta succedendo visto che il caso sia di nuovo aperto? Non so come saranno i prossimi mesi. Di sicuro non è un buon segno per il tennis”.
Le parole di Djokovic a Doha nel febbraio 2025, poche ore dopo il patteggiamento di Sinner
Passano i mesi, Sinner continua a vincere (sia la Coppa Davis con l’Italia che le Atp Finals di Torino), arriva gennaio e agli Australian Open, nonostante il clima ostile sempre negli spogliatoi, il tennista italiano vince il primo torneo dello Slam dell’anno. Poi arriva la squalifica e Djokovic si trasforma in sindacalista, criticando anche i membri dello staff di Sinner che lavorano ancora nel circuito nonostante il caso Clostebol: il riferimento è al preparatore atletico Umberto Ferrara e al fisioterapista Giacomo Naldi, colui che gli ha trasmesso una quantità infinitesimale dello steroide attraverso la pomata che aveva usato per curare il mignolo sinistro. “Personalmente trovo che il fatto che continuino a lavorare nel circuito sia alquanto strano, e un sacco di tennisti sono d’accordo con me”. Nel mirino del campione serbo entrambi anche se a lavorare attualmente è il preparatore atletico Ferrara ‘colpevole’ di far parte dello staff di Berrettini.
Poi ancora: “Sinner è innocente, come è innocente la Swiatek, perché questo è stato dimostrato, a meno che in futuro non emergano altri elementi. Però le loro vicende non hanno dato una bella immagine del nostro sport, questo è sicuro. La maggioranza dei giocatori con cui ho parlato nello spogliatoio, non solo negli ultimi giorni, ma anche negli ultimi mesi, non è contenta del modo in cui è stato gestito l’intero processo e ritiene che ci siano stati favoritismi. Sembra quasi che si possa influenzare l’esito di un procedimento per doping se sei un giocatore di alto livello, se puoi permetterti i migliori avvocati e quant’altro”. Il riferimento è ai precedenti: “Abbiamo visto i casi di Simona Halep, Tara Moore e altri giocatori che sono forse meno noti, che hanno lottato per anni per risolvere i loro casi o che sono stati sospesi per molto tempo. Penso che sia davvero il momento di fare qualcosa e affrontare il sistema, perché è chiaro che la struttura non funziona in questo modo”.
Gli altri tennisti contro Sinner
Da considerare anche lo sfogo sui social di Stanislav Wawrinka, tennista 40enne svizzero vincitore di tre Slam e ancora in attività, che subito dopo la squalifica di tre mesi ha così commentato: “Non credo più in uno sport pulito…”. Poi c’è Denis Shapovalov, 26enne canadese attualmente numero 27 della classifica Atp, che taglia e cuce. Dopo l’iniziale assoluzione dell’Itia nei confronti di Sinner, attaccl: “Non riesco a immaginare cosa stiano provando in questo momento tutti gli altri giocatori che sono stati squalificati per una contaminazione da sostanza (proibita, nda). Regole differenti per giocatori differenti”.
Poi qualche mese dopo, in seguito al ricorso della Wada al Tas, parò addirittura di persecuzione nei confronti di Sinner. “A questo punto è ridicolo. Non ha nulla a che fare con Jannik Sinner personalmente. È solo che i giocatori non vengono trattati allo stesso modo, in ogni caso lo gestiscono in modo diverso. Alcuni giocatori vengono squalificati per anni, mentre con altri giocatori non è così. La Wada? Avrebbe dovuto intervenire subito e dare una notifica dopo il primo test positivo. Perché intervengono solo ora? Ora stanno torturando Sinner e lui deve giocare in queste circostanze. Se le persone preposte hanno deciso che è autorizzato, allora dovrebbe essere nelle linee guida della Wada. Se aveva le informazioni prima, la Wada ora non dovrebbe dire dopo mesi ‘No, ora vogliamo annullare l’assoluzione’. Semplicemente, tutto questo non è chiaro per i giocatori”.
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