Fino ad oggi il Tribunale della Libertà e gli uffici del GIP hanno riformato 80 misure cautelari richieste dalla procura di Catanzaro nell’ambito della maxi inchiesta “Rinascita scott” con 336 arrestati, scarcerando una cinquantina di persone. I nomi degli scarcerati non li leggerete sui giornali, e le loro storie di persone ingiustamente incarcerate non vi scuoteranno: nessuno si curerà di rimuovere il marchio di ‘ndrangheta che è stato impresso sulla loro pelle.
Nel 1964 l’Italia democratica si mobilitò per la libertà di un solo uomo, Aldo Braibanti, arrestato e successivamente processato e condannato per plagio, aggravato da presunta omosessualità. Si perse nell’immediato (Braibanti fu condannato a 9 anni di carcere) ma si gettarono le basi per cancellare il reato di plagio dal codice penale, per vincere il referendum sul divorzio, per togliere gli omosessuali dalla loro condizione di clandestinità. Nessuno in quell’occasione si limitò ad esprimere “illimitata fiducia nella magistratura.” L’arresto d’un uomo mobilitò semplici cittadini e gran parte dell’intellettualità, dal più piccolo paese alla più grande città d’Italia. Cose che non succedono più.
Ora poniamo il caso che su cinquanta scarcerati a Catanzaro uno soltanto sia assolutamente estraneo ad ogni sodalizio criminale, completamente innocente. È poca cosa rovinare la vita d’una sola persona? È poca cosa distruggere la dignità e l’onore d’una sola famiglia? Oppure ci sono uomini e donne la cui vita vale “zero”? Si parla spesso di crisi della “Sinistra” e del pensiero liberale. Se volete capire il perché venite a vedere da vicino la manifestazione che si terrà giorno 18 a Catanzaro, a sostegno del “Capo” di quella procura: “destra”, “sinistra”, Lega e “5 stelle” finalmente tutti uniti. Pippo Callipo e Jole Santelli – i due principali candidati alla presidenza della regione dopo che alcuni avvisi di garanzia hanno tagliato le gambe al presidente uscente Mario Oliverio – marceranno l’uno a fianco all’altro. Andrà in scena, un esorcismo di massa.
Voi pensate che qualcuno si avvicinerà al microfono per esprimere umana solidarietà agli innocenti finiti in carcere?
I marciatori delle prime file ed i registi della manifestazione si ritaglieranno la parte dei “buoni” collocando i “cattivi” all’esterno del loro mondo. “Tutti uniti” rimuovendo così ed almeno per un giorno, la mediocre commediola delle elezioni regionali. Ma dove si collocherà la ‘ndrangheta?
Parlo della ‘ndrangheta “pesante”, di quella che conta oggi più che mai e che cammina fianco a fianco con la borghesia parassitaria e scroccona contrapponendosi nei fatti alla “plebe” che vive nelle periferie. Ve lo dico io, e non per provocazione: marcerà insieme a coloro che detengono il potere perché la ndrangheta non è “osso, mastrosso e carcagnosso” né i santini bruciati, né altre simili amenità: la ‘ndrangheta è il potere di stritolare arbitrariamente una vita umana senza rendere conto ad alcuno; è sistematica impostura per rimuovere le proprie responsabilità; è l’esercizio di quell’arte che i mafiosi chiamano “falsa politica” cioè adattare il linguaggio ed i tratti del viso alle circostanze.
È il mantenimento di un ordine politico-sociale che ai marciatori di Catanzaro non dà nessun fastidio. Quell’ordine che regna da secoli in Calabria e che è fondato sull’assoluta disuguaglianza degli uomini. E così, mentre qualcuno continuerà a raccontare l’epopea degli eroi anti-’ndrangheta, ci saranno famiglie che, in silenzio, continueranno a piangere le vittime di mafia ed altre che piangeranno per le loro vite rovinate da un errore giudiziario.
