Si svolgerà il 18 gennaio a Catanzaro la manifestazione nazionale “Io sto co Gratteri” che secondo gli organizzatori coinvolgerà i fans del procuratore di Catanzaro da “Aosta alla Sicilia”. La manifestazione intende contrastare quanti con le loro critiche hanno causato e causano la “delegittimazione” del magistrato “ utilizzando la stessa tecnica che la mafia ha messo in campo con Falcone già qualche mese prima della strage di Capaci”. Si stabilisce l’equazione: chi critica il procuratore di Catanzaro sta dalle parte degli stragisti. Pertanto noi che abbiamo avuto l’ardire di fare qualche rilievo su alcune inchieste di Gratteri (che poi i giudici hanno raso al suolo), dovremmo sentirci in colpa e vivere con l’angoscia di essere collocati dalla parte dei mafiosi e degli assassini di Falcone.

Chiariamo subito che tocca allo Stato proteggere Gratteri ed ha l’obbligo di farlo qualunque sia la somma da spendere e le forze da impegnare. Il procuratore di Catanzaro, come chiunque altro, deve essere messo in condizioni di lavorare nel massimo di sicurezza e di serenità. In una democrazia liberale ogni magistrato, quindi anche Gratteri, va tutelato e rispettato ma mai mitizzato.
Ma questo non c’entra niente con la manifestazione di Catanzaro. E’ difficile non percepire le motivazioni di alcuni organizzatori della manifestazione di Catanzaro – forse sponsorizzata da alcuni palazzi – come un oggettivo ricatto verso chiunque si azzardi a criticare i provvedimenti di Gratteri anche se palesemente ingiusti. Un pesante invito al silenzio, un attacco alla libertà di critica, una specie di minaccia verso chi si schiera dalla parte dei più deboli che – non bisognerebbe mai dimenticarlo- sono gli innocenti gettati in galera.

Ed anche tra i 334 ammanettati nel blitz “Rinascita-scott”, e sin dalle prime battute, s’è registrata una raffica di scarcerazioni di persone messe in carcere con accuse inconsistenti e tutte da verificare. E’ provato da precedenti inchieste che il numero altissimo di arrestati ha una grande importanza nel ricercato impatto mediatico e serve per dare la sensazione d’un evento eccezionale aldilà del risultato finale. Ed infatti la procura di Catanzaro arrestando così tante persone ha ottenuto tanto clamore ma ne è scaturita una inchiesta ingestibile di 450 mila pagine più gli audio ed i video, cosicché solo per avere gli atti bisognerebbe spendere 39 mila euro. Ora riflettete: c’è uno studio legale capace di un lavoro così imponente? E perché – se non per far numero – mischiare l’estorsione d’una torta o d’un paio di pantaloni, la raccomandazione ad una piccola impresa , l’abuso di potere, una ipotizzata intestazione fittizia di beni avvenuta tra il 2007 ed il 2009, il “traffico di influenze” – reati tutti da dimostrare- con omicidi, traffico di droga, pestaggi mafiosi, occultamenti di cadaveri e quant’altro?

Non è questo un modo di fare “giustizia” che garantisce una oggettiva tutela e la probabile impunità ai ricchi, ai capi mafia ed ai colpevoli mentre punisce i poveri e gli innocenti? Siamo mafiosi o stragisti perché muoviamo tali rilievi? Oppure vengono meno al loro dovere quanti hanno scelto di restare in silenzio rispetto al quotidiano strazio delle garanzie costituzionali?