Circa sessanta minuti, questa la durata della confusa udienza di convalida tenuta oggi nel carcere di Regina Coeli a Roma per Claudio Campiti, il 57enne accusato dell’omicidio di quattro donne, avvenuto domenica mattina in un bar di Fidene, zona Colle Salario, durante una riunione di condominio.

Campiti, secondo quanto emerso, avrebbe almeno in parte risposto alle domande del Gip Emanuela Attura, non proferendo però parola sui punti chiave dell’inchiesta aperta sulla strage.

La procura capitolina, col fascicolo in mano al pm Giovanni Musarò, coordinato dall’aggiunto Michele Prestipino, contesta a Campiti gli omicidi volontari aggravati dai futili motivi e dalla premeditazione, oltre al tentato omicidio di altre due persone presenti nel bar di Fidene e porto d’armi abusivo, per l’arma sottratta illegalmente dal poligono di tiro di Tor di Quinto.

Gip che, al termine dell’interrogatorio, ha convalidato il fermo del 57enne disponendo anche il regime di sorveglianza. “L’indagato in sede di interrogatorio non ha dato segno di resipiscenza alcuna ed il livore ed il risentimento che sono emersi, fanno ritenere che se rimesso in libertà non desisterebbe da ulteriori condotte violente e sanguinarie“, scrive il gip di Roma, Emanuela Attura, come riferisce l’Ansa.  Per il giudice “deve, quindi, essere condivisa la richiesta avanzata” dal pm Giovanni Musarò “essendo la misura indicata unica adeguata a salvaguardare le esigenze cautelari e proporzionata all’estrema gravità dei fatti“. In tema dell’aggravante dei futili motivi per il magistrato è ”incontestabile la sussistenza” per come “interpretata dalla costante giurisprudenza di legittimità”.

La situazione è gravissima“, si è limitato a dire l’avvocato Alessandro Poli, difensore di Campiti, all’uscita del carcere di Regina Coeli.

Domenica Campiti aveva ucciso Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Nicoletta Golisano, rispettivamente di 71, 55 e 50 anni, riducendo in fin di vita Fabiana De Angelis, di cui è stata dichiarata la morte cerebrale martedì. Della ommercialista del Consorzio Valleverde, quest’ultimo vero obiettivo dell’odio di Campiti, sono stati donati gli organi, come comunicato in una nota l’ospedale Sant’Andrea.

Il 57enne ha ferito in modo non grave altre due persone, Bruna Marelli (80enne presidente del Consorzio ricoverata al Policlinico Umberto I) e Silvio Paganini,67 anni, l’uomo che l’ha disarmato: è rimasto ferito da un colpo di arma da fuoco al volto durante la colluttazione e nella giornata di lunedì ha lasciato il Policlinico Gemelli.

Mentre sparava all’interno del gazebo del bar ‘Il posto giusto’ Campiti gridava “Maledetti, mi avete lasciato 6 anni senza acqua”, hanno evidenziato i testimoni. “Ha fatto una sorta di tiro al bersaglio colpendo uno dopo l’altro”, raccontano atti e testimonianze dei superstiti.

Restano diversi punti da chiarire nell’inchiesta. In particolare la Procura di Roma, che “ancora non ha indagato nessuno”, dovrà fare luce su come Campiti sia riuscito ad entrare nel poligono di tiro di Tor di Quinto (ora sotto sequestro) ed uscire armato dal perimetro della struttura, con tanto di 170 munizioni, senza che nessuno se ne fosse accorto.

Saranno acquisiti i verbali di entrata e di uscita e anche le immagini delle telecamere di sicurezza per capire se ci siano state falle nei meccanismi di sorveglianza: dal poligono al luogo della strage si impiegano circa 15 minuti di auto, il tempo impiegato da Campiti per mettere a segno il suo folle piano di vendetta contro il Consorzio. Con sé Campiti aveva anche il passaporto e uno zaino con 6mila euro in contanti e vestiti: circostanza che per gli inquirenti fa pensare da una parte a un proposito di fuga dopo gli omicidi, e dall’altra a un delitto premeditato.

Sullo sfondo, o per meglio dire alla base del piano di Campiti, quell’edificio mai terminato acquistato dal 57enne a Ascrea, sul lago del Turano, parte del Consorzio Valleverde. Da lì, nell’alloggio in stato fatiscente e senza allaccio fognario ed elettricità, Campiti lanciava via blog le sue tesi dai toni spesso deliranti nei confronti degli altri membri del Consorzio: proprio per le denunce per minacce da parte di quest’ultimi, Campiti si era visto respingere la richiesta di porto d’armi.

Redazione

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